Poi tutti a piangere lacrime di coccodrillo e a chiedere interventi sempre più pesanti e costosi, pagati dalla collettività”.
Secondo il comitato è urgente un radicale cambio di visione, tenendo conto degli effetti dei cambiamenti climatici e del conseguente innalzamento del livello medio marino che si somma alle criticità derivanti dall’artificializzazione della costa. “In tutti il mondo si stanno facendo piani e opere per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Qui si continua a progettare infrastrutture che dovrebbero funzionare per decenni senza tener conto di questi dati ormai acquisiti dagli scienziati. È sintomatico che mentre a New York il nuovo fronte mare è pensato proprio per difendere la città dalle onde a Pescara all’ex COFA si sognano grandi insediamenti, praticamente tra mare e fiume”.
La costa abruzzese ricordano gli attivisti pro dune, non solo è tra le più cementificate d’Italia ma è anche tra quelle più a rischio secondo lo studio dell’ENEA.“ È sconfortante il livello della discussione e della progettualità che vede nella costa una mera porzione di territorio da spremere nel brevissimo periodo senza tener conto dei limiti imposti dalla Natura. Si dice sempre di non costruire nell’alveo dei fiumi, perché prima o poi l’acqua si riprende cosa l’uomo ha tolto alla Natura. Con il mare e con le spiagge funziona allo stesso modo”.