sabato , 23 Novembre 2024
Pescara - Il Dipartimento di Protezione Civile ha notificato alla Regione Abruzzo il diniego al riconoscimento dello Stato di emergenza, e quindi di contributi statali, per i danni provocati dalla eccezionale grandinata del 10 luglio scorso. Secondo la Protezione Civile, nonostante i plurimi sopralluoghi effettuati nei comuni maggiormente colpiti, i danni riscontrati possono e devono essere affrontati con le ordinarie risorse degli Enti locali interessati.

Maltempo, il governo nega il riconoscimento dello stato di emergenza per la grandinata di luglio scorso

MARSILIO ”CHIEDERÒ INTERVENTO REGIONI SUL GOVERNO”
“Sono fortemente stupito – ha sottolineato il presidente della Regione, Marco Marsilio – il 10 luglio si è abbattuta su tutta la costa adriatica, dall’Emilia Romagna alla Puglia, una grandinata di eccezionale violenza che ha provocato danni lungo un fronte di centinaia e centinaia di chilometri. Mi chiedo che cosa altro debba accadere per riconoscere l’eccezionalità dell’evento e come con le ordinarie risorse di bilancio i Comuni coinvolti possano farsi carico da soli degli interventi necessari. Giovedì in Conferenza delle Regioni chiederò al presidente Bonaccini – ha concluso Marsilio – un intervento comune e coordinato di tutte le Regioni nei confronti del Governo”.

LA CNA AL GOVERNO: UNA MISURA “AD HOC” PER L’ABRUZZO
«Il governo riveda le sue posizioni sulla mancata concessione all’Abruzzo dei risarcimenti previsti per i danni provocati dall’eccezionale grandinata del luglio scorso. Nel caso, studi una misura specifica in grado di far fronte comunque al fabbisogno».
A lanciare l’appello al Consiglio dei ministri e al presidente Giuseppe Conte è il presidente regionale di CNA Abruzzo, Savino Saraceni, secondo cui «al di là delle mere ragioni tecniche che impedirebbero il risarcimento dei danni, una eventuale decisione in tal senso striderebbe con il buon senso. L’enorme entità del computo finale dei danni, che supera i 200 milioni di euro ripartiti tra attività produttive, insediamenti privati, abitazioni, parco mezzi, non può essere archiviata per mere ragioni procedurale. Né si può pensare a una copertura attraverso eventuali polizze assicurative per chi ne è provvisto». «E’ dunque necessario – conclude – che il Consiglio dei ministri riveda l’annunciata posizione di chiusura, stabilendo nel caso una misura specifica alternativa, “ad hoc”, per sostenere l’Abruzzo e le sue attività gravemente danneggiate».

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