Pescara “ Il Giro del Mondo in 80 opere” è un evento eccezionale, una straordinaria opportunità di confronto tra artisti storici, consolidati, con artisti contemporanei; pittori con scultori; fotografi con designer; artisti con critici; con fruitori e amanti dell’arte e per tutti coloro che vi assisteranno.
Giorgio Morandi sosteneva che “di nuovo al mondo non c’è nulla o pochissimo, l’importante è la posizione diversa e nuova in cui l’artista si trova a considerare e a vedere le cose della cosiddetta natura e le opere che lo hanno preceduto”. Ed è forse proprio in questa dialettica tra globalità e unicità, universalità e identità che si gioca la verità dell’artista contemporaneo.
Esiste un network che unisce il mondo, si tratta di una tela comunicativa che appartiene ai rari artisti viaggiatori che si spostano round-trip da un territorio all’altro o per curiosità o per spionaggio vero e proprio, le ottanta opere realizzate per questa mostra da Tonino Caputo ne sono un esemplare dimostrazione.
La bellezza che permea i luoghi dipinti, dove i colori puri della sua nitida pittura neometafisica ci fanno intuire le attente sensazioni legate ad ogni sguardo lanciato verso un luogo mai visto prima.
Questo perpetuo spostarsi che ci porta attraverso i cinque continenti, è un diario della memoria, un racconto, realizzato dall’artista leccese per dirci che il viaggio è un ritmo di vita scandito da aerei, treni, navi, che viene vissuto in ogni opera che dipinge costantemente ancora oggi, non solo, ogni città visitata ha una sua dignità, ogni posto ha un suo ordine e caratteristiche peculiari. Il mondo e l’umanità che lo compone, anche se estremamente varia va preservata sempre.
Portando quindi il pensiero oltre qualsiasi barriera ideologica, scavalcando qualsiasi confine ideato dall’uomo e cancellando ogni pregiudizio culturale.
“Caputo racconta e dipinge allo stesso tempo, riferisce il vissuto ed esalta le note delle torri meno note, come la razionalista torre di Addis Abeba, lo sciabordio delle acque confluenti della Motlawa e della Vistola a Danzica e non quello della Senna sotto la scia di un Bateau Mouche, E così l’accalcarsi di costruzioni sulle acque di Bangkok è parte congenita della sua produzione, quanto le case ordinate di Bergren o la magnificenza di Petra. Sono viaggi nati con lui, con la sua travolgente voglia di vivere. Non fa dunque differenza tra le sue fortunate opere dedicate a Roma o a New York e le sue, inconfondibili e singolari vedute delle tante città in cui ha deciso di posare una attenzione viva, da osservatore e referente accorto, mai da vedutista seriale fino al rischio del trito”.