Armando Curcio Editore manda in libreria l’ultimo libro di Massimo Pasqualone, critico d’arte e letterario, dal titolo “La metafora della ciammaichella. Parole, persone e storie d’Abruzzo”, con note introduttive di Angela Rossi e Sara Caramanico e la copertina di Ada Villa.
Il libro affronta da un lato lo studio e le origini delle parole dialettali abruzzesi, perché il dialetto è segno della storia della nostra regione, ma specialmente personale. Rappresenta le nostre radici ed esperienze reali, che caratterizzano, luoghi, città, culture, episodi, persone. E’ il mezzo più espressivo per delineare sentimenti, valori, comunità attraverso la memoria, un patrimonio linguistico inesauribile da custodire, difendere e divulgare. Per questo l’Autore analizza i contenuti dialettali, ripercorrendo le matrici etimologiche e gli influssi dovuti agli apporti linguistici del greco antico e bizantino, latino, longobardo, tedesco e spagnolo nella nostra regione, crocevia di diverse etnie nel corso dei secoli. Infatti, specialmente nei toponimi sono riscontabili tracce della presenza araba, turca, albanese, dalmata, persino risalente al sanscrito e all’ebraico.
La parola chiave, il leitmotiv di questa ricerca, è proprio la parola Abruzzo, di cui sono esaminati i termini salienti, i personaggi, le tradizioni, gli autori più importanti della letteratura, tra cui spiccano le figure di G. D’Annunzio e di Ennio Flaiano.
L’Autore si sofferma sulle tradizioni abruzzesi in particolare sui Canti di passione( La passijone di Criste; Ore della Passijone; I pianti o Lamenti di Maria), forme letterarie popolari, che rivelano un’intensa pietas religiosa, carica di pathos, che – diventano filosofia di vita, superando il sentimento religioso-.
La visione verista non trapela solo dall’analisi della storia del dialetto regionale, ma anche attraverso i ritratti di personaggi, che hanno dato lustro al nostro Abruzzo come Andrea Bontempo, Natale Cavatassi , Don Vincenzo Di Meo, Don Mario Di Cola, Loriento D’Incecco, Alfredo Luciani, Padre Donatangelo Lupinetti, Francesco Paolo Martinicchio, Lorenzo Tucci, Primo Fiocchi, che con i loro talenti sia nel campo della musica, sia nel campo delle arti letterarie e giornalistiche hanno contribuito a creare l’immagine dell’Abruzzo forte e gentile. Non poteva mancare il focus sul mondo contadino di Torrevecchia Teatina, terra natale dell’Autore, da cui non si è mai separato, rivivendo i sentieri della memoria, attraverso la citazione di documenti storici, che testimoniano il passaggio dalla nobiltà al mondo rurale.
Il volume, strutturato in tre parti, tre macro temi, si apre con la sezione “Parole” nella quale vi sono articoli e saggi incentrati sulla parola, sulla lingua. Trattandosi di un testo sull’Abruzzo, la lingua analizzata è ovviamente il dialetto abruzzese, con i suoi vocaboli derivati dalle mescolanze linguistiche, dai contatti con la terra, la quotidianità, fino a descrivere il rapporto che Gabriele d’Annunzio aveva con il dialetto e la sua regione, rapporto che conservò con melanconica gioia nel cuore fino alla morte.La seconda sezione, “Persone”, elenca una serie di figure e personalità del Novecento che hanno dato tanto alla nostra terra, dal più noto Ennio Flaiano ad artisti, scrittori, musicisti e uomini di fede. L’autore ricostruisce le loro biografie concentrandosi sugli aspetti salienti delle loro vite, sulla produzione artistica e su quanto hanno fatto per portare in alto il nome dell’Abruzzo. Per concludere il ciclo, le “Storie” riassumono episodi e curiosità legati da un lato all’aspetto culturale, con la fondazione del giornale L’Amico del Popolo, e dall’altro alla matrice atavica del nostro sangue, il mondo contadino. Frutto di lavori maturati e concepiti da anni, La metafora della ciammaichella si pone come un progetto coerente, organico, che procede ciclicamente proprio come le spire della ciammaichella, la lumaca, per arrivare al nucleo fondamentale: l’Abruzzo.