giovedì , 21 Novembre 2024

Il Gruppo Consiliare PD Abruzzo all’attacco sulla mancata riapertura della caccia in Abruzzo VIDEO

La gestione della cosa pubblica da parte dell’attuale Giunta regionale di centrodestra, da molti giudicata in tutti i campi superficiale e fallimentare, si sta ripercuotendo anche sulla caccia”. E’ impietoso il giudizio del Gruppo Consiliare del PD ed in particolare del Consigliere Regionale Dino Pepe, ex Assessore alla Caccia e predecessore di Emanuele Imprudente, dopo l’ennesima bocciatura del TAR Abruzzo all’ultima proposta di Calendario Venatorio.

Ricordiamo brevemente che questo è un fondamentale strumento di programmazione faunistico-venatoria contenente modalità, prescrizioni e periodi di caccia, che le regioni emanano entro il 15 giugno di ogni anno, secondo i dettami della normativa quadro nazionale, regionale e secondo le Direttive Europee in materia. La sua approvazione segue un iter composto da una fase di concertazione con le associazioni di categoria e una fase di valutazione tecnica dell’ISPRA e del Comitato VIA.

L’Assessore Imprudente ha portato in Commissione consultiva la prima stesura di questo importante documento programmatorio solo in agosto, ovvero molto tardivamente rispetto alla data prevista per legge al 15 giugno, dando prova di disattenzione, quasi disinteresse per una materia così delicata. La proposta, una volta osservata dalla Consulta, veniva dapprima bocciata dall’ISPRA, poi dal Comitato VIA ed infine dal TAR Abruzzo. Questo primo stop alla caccia del Tribunale Amministrativo Regionale ha, di fatto, pregiudicato tutto il periodo di addestramento cani (molto atteso dai cinofili) e annullato la prevista preapertura alle prime specie cacciabili.

La seconda proposta, elaborata dalla Regione in tutta fretta e senza la dovuta concertazione con la Consulta tecnica regionale, doveva di fatto recepire le osservazioni rilasciate dall’ISPRA in fase di parere e le prescrizioni del Comitato VIA, aggirando il decreto cautelare di sospensiva e con lo scopo di salvare almeno la seconda apertura della caccia alle altre specie, prevista dalla legge per la terza domenica di settembre. La proposta veniva imbastita in maniera “alquanto bislacca” e di difficile comprensione, con diverse colorazioni di testo e con varie opzioni subordinate ai pareri dell’ISPRA e ai giudizi del TAR, tanto da essere variamente interpretata dagli addetti ai lavori e dagli enti coinvolti, che difatti non hanno fatto mancare le loro perplessità.

Così, anche in questo caso, è sopraggiunto lo stop di tutte le istituzioni sopra citate, dapprima il VIA, poi l’ISPRA ed infine anche il TAR, che ha dichiarato inammissibile la nuova proposta di Calendario Venatorio in mancanza di circostanze nuove rispetto a quelle già prese in esame che potessero, in qualche modo, giustificare un riesame del decreto. In pratica la Regione, che aveva avuto tutto il tempo materiale per elaborare una proposta alternativa alla prima, avvalendosi dei contributi dei diversi portatori di interesse nonché adeguandosi ai vari pareri espressi da VIA e ISPRA, di fatto aveva prodotto un Calendario del tutto analogo al primo e, come questo, ancora inadeguato che veniva nuovamente respinto dal TAR.

Alla base delle bocciature, come si legge nei vari documenti dei pareri e delle sentenze del TAR, c’è soprattutto la mancanza di una programmazione in materia faunistica che consentirebbero il discostamento dai periodi di caccia alle singole specie raccomandati nei pareri medesimi, carenza questa che la precedente Giunta Regionale di centrosinistra aveva colmato redigendo ed approvando, dopo venticinque anni di inerzia, il nuovo Piano Faunistico venatorio Regionale. Ebbene, anche in questo frangente, con un atto di arroganza l’attuale Giunta Regionale ha pensato bene di bloccare l’iter per la sua definitiva approvazione in Consiglio, annullando anche questo necessario aggiornamento tecnico della situazione faunistica nella nostra Regione, ponendola al gradino più basso in tutto il Paese.

Ma la cosa più grave e incomprensibile è che la Regione, malgrado i richiami dell’Unione Europea, ha insistito nel lasciare, anche nel secondo Calendario, la “cacciabilità” di due specie di avifauna di scarsissimo interesse per l’Abruzzo come la pavoncella e il moriglione, forzando in maniera immotivata il parere contrario di ISPRA e VIA, mettendo così a rischio anche l’apertura generale.

A questo punto l’ipotesi più accreditata è che l’Assessore Imprudente, e con esso l’Ufficio Caccia, non abbiano resistito alle “sirene” di una parte del mondo venatorio meno conciliante con le direttive imposte dalla Commissione Europea in materia di caccia, proponendo un Calendario “blindato”, ma irrealizzabile. In passato non si perdeva occasione per richiamare e criticare la Regione e la Giunta ai propri doveri, oggi molti osservano sconsolati in silenzio.

Svanisce dunque per i 10.000 cacciatori abruzzesi che hanno dovuto pagare con congruo anticipo tutte le tasse di concessione governative, regionali e agli Atc, anche la seconda ipotesi di apertura al 15 settembre, con una pesante riduzione delle giornate di caccia rispetto al resto del Paese.

A questo punto il Gruppo Consiliare del PD, ed in particolare il Consigliere Pepe, non si sottraggono ad una breve considerazione politica: “Quello che è accaduto rispecchia un po’ il paradosso che viviamo oggi nel nostro Paese, con una destra arrogante e populista che anche quando amministra porta avanti proposte, talvolta sovrastando leggi e regole o caldeggiando un dissenso diffuso, con la piena consapevolezza che si tratta di battaglie irrealizzabili e con il solo scopo di creare massa critica e facile consenso, ma che al termine finiscono per danneggiare gli stessi utenti, in questo caso i cacciatori”.

In parole povere l’Assessore Imprudente, e con lui chi lo ha consigliato, non potevano non sapere che alcuni contenuti di quel Calendario Venatorio erano al di fuori dei parametri indicati nei documenti di riferimento di ISPRA e Commissione Europea per la stesura dei calendari e, come tali, sarebbero stati dapprima avversi dalle Associazioni di categoria e poi cassati da ISPRA, VINCA e alla fine bocciati dal TAR, perché si tratta di una esperienza lungamente collaudata, soprattutto nella nostra Regione” prosegue la nota Gruppo Consiliare del PD.

In conclusione la Giunta Marsilio ed il suo Assessore al ramo, Emanuele Imprudente, malgrado le promesse elettorali anche riguardanti la materia venatoria, non sono stati in grado di garantire neppure il minimo sindacale per i 10.000 cacciatori abruzzesi, visto che la legge quadro sulla caccia n. 157/92 prevede l’apertura generale alla terza domenica di settembre, ovvero alla data del 15 settembre 2019, mentre in Abruzzo ad oggi non sappiamo ancora quando ciò avverrà”.

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