Il Trono si sangue è il titolo dello spettacolo composto da monologhi tratti dai lavori di William Shakespeare che ieri ha animato un palcoscenico davvero singolare.
Una messa in scena che nel tempo è diventata una interessante sfida e una prova d’attore impegnativa per Giancarlo Castorani, l’attore coadiuvato nella regia da Osea Cipriani in una notte di fine giugno ha animato la campagna angolana con lo spettacolo ricco storie di assassinii, tradimenti, complotti, rimorsi, ravvedimenti…
La prova generale si è tenuta davanti a un pubblico ristretto di amici e appassionati del teatro chiamati a testare e a rendere un giudizio sul lavoro teatrale.
Una intensa prova attoriale per Castorani che dai presenti ha ricevuto consensi e consigli a fine spettacolo, ora insieme al regista Cipriani si appresta a calcare le scene portando i personaggi di Shakespeare nei teatri d’Abruzzo.
Dalle note di regia de “Il Trono di sangue”
Mettere in scena uno spettacolo di Shakespeare è una scommessa, sia per il regista che per l’attore, d’altronde l’autore è talmente grande e universale da essere stato rappresentato nei secoli più di chiunque altro, perché è un’inesauribile fonte di ispirazione anche per gli approcci più sorprendenti, perché è come il mondo, come la vita, ogni epoca vi trova quello che cerca e quel che vuole vedervi.
E noi siamo qui perché Shakespeare è dentro di noi, perché è presente in tutta la cultura pop: cinema, televisione, musica, pubblicità, fumetti e altro ancora, ed è attraverso questa cultura che vogliamo avvicinare lo spettatore al poeta, trovare le parole, anche ricercate e elaborate, in cui un pubblico più ampio riesce a riconoscersi.
Anche se la sua scrittura può sembrare spesso impenetrabile, il suo linguaggio arriva allo spettatore, le sue opere sono amate per le sue frasi, i suoi monologhi per i suoi personaggi e le loro inaudite complessità, travolti dalla loro precarietà, un mondo in cui tutti sono contro tutti e diffidano di tutti, dove gli amici di ieri diventano i nemici di oggi e viceversa.
La lotta per il potere e il mantenimento di esso, ma il potere come ogni cosa che ci circonda ha inevitabilmente una sua fine, e non c’è nulla di più contemporaneo.
Nella famosa “O” del Globe esisteva solo la parola e al centro di questo spettacolo, che può essere anche un saggio didattico, mettiamo allora la parola, perché il teatro di Shakespeare è questo, parola, l’azione sta nella parola, perché nel suo teatro sono le parole che fanno azione.
La scommessa di questo spettacolo è quello di unire i tempi della fruizione contemporanea alla parola, senza l’urgenza di guardare tutto e subito.
Un grande monologo shakespeariano è l’equivalente di un primo piano cinematografico e questo primo piano vogliamo trasmettere.
Oggi purtroppo lo spettatore è impaziente, sono finite le pause, i tempi morti, l’impazienza alberga nello spettatore contemporaneo: segno forse della sua angoscia? I brani che proponiamo sono tratti da: Riccardo III, Enrico VIII, Re Giovanni, Timone d’Atene, Otello, Re Lear, Enrico VI parte 3^, Giulio Cesare, Macbeth, Tito Andronico, Il mercante di Venezia, Amleto, Enrico IV, Enrico V, Riccardo II, Come vi piace, La tempesta.