giovedì , 21 Novembre 2024
Roma - Stamattina un gruppo di familiari insieme a una delegazione del Comune di Pratola Peligna e esponenti di  Rifondazione Comunista - Sinistra Europea hanno partecipato alla cerimonia a Roma di conferimento della Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria del partigiano Vittorio Mondazzi.

Conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria di Vittorio Mondazzi, eroe partigiano

“Finalmente la Repubblica nata dalla Resistenza ha dato il dovuto riconoscimento a questo figlio dell’Abruzzo.
Il sacrificio di questo giovane eroe merita di essere ricordato soprattutto oggi che si va affermando una riscrittura della storia che cancella i crimini nazifascisti nella ex-Jugoslavia e anche l’epopea dei 40.000 giovani italiani che scelsero di combattere al fianco dei partigiani di Tito contro la barbarie”. Così in una nota stampa Maurizio Acerbo,e Riccardo Lolli, rispettivamente segretario nazionale e esponente della federazione aquilana  di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea .

 

VITTORIO MONDAZZI

Vittorio Mondazzi nato a Pratola Peligna il 30/03/1913 e cadde con le armi in pugno nella guerra di Liberazione della Jugoslavia.
Mondazzi fu richiamato alle armi nel 1943 per essere impiegato sul fronte greco-albanese con il 43° gruppo artiglieria. Sbarcato a Rodi nell’agosto, partecipò alle convulse giornate seguite all’8 settembre sull’isola greca, dove i militari italiani, dopo 4 giorni di combattimenti, si arresero ai tedeschi.
Disarmato e catturato, Mondazzi, come tanti altri militari italiani, rifiutò di riconoscere lo stato fantoccio della RSI e di continuare a combattere per Hitler e Mussolini. Fu per questo imprigionato e obbligato ai lavori forzati. Dal campo di prigionia dell’isola di Rodi fu successivamente spostato in un campo per prigionieri politici, comunisti, ebrei e partigiani nei dintorni di Belgrado.
Quando l’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia (EPLJ) e l’Armata Rossa liberarono i prigionieri nell’ottobre 1944, Mondazzi fu tra coloro che rifiutarono di tornare in Italia per arruolarsi volontariamente nelle formazioni dei militari-partigiani italiani che si unirono alle truppe del maresciallo Tito per liberare il paese dal nazifascismo (furono circa 40.000 gli italiani che combatterono per la liberazione della Jugoslavia; circa 20.000 furono i caduti).
Il giovane pratolano partecipò così alla battaglia per la liberazione di Belgrado (20 ottobre 1944) con il battaglione “Garibaldi” (formatosi a Spalato dopo l’armistizio ed inquadrato nella Prima Divisione Proletaria dell’EPLJ). Successivamente, le formazioni partigiane italiane “Garibaldi”, “Matteotti”, “Mameli” e “Fratelli Bandiera” diedero vita alla Divisione “Italia”, che con l’esercito partigiano di Tito continuò l’avanzata fino alla liberazione dell’intero paese.
Mondazzi cadde il 6 maggio 1945, dopo essere stato ferito nel corso di un combattimento sostenuto nei pressi di Lipik mentre era alla guida di un automezzo che trasportava italiani appena liberati dagli ultimi campi di prigionia nazifascista.
Il giorno successivo, dopo aver sepolto il trentaduenne pratolano nel cimitero di Pakrac, la brigata “Italia” riprese la sua marcia verso nord, per entrare pochi giorni dopo a Zagabria accolta festosamente dalla popolazione.
Nel dicembre 1945, la popolazione di Pratola Peligna, in un turbinio di bandiere rosse, tributò solenni onoranze funebri al suo giovane figlio sepolto in una terra lontana per la cui libertà aveva sacrificato la vita.
Gli ultimi caduti della Divisione “Italia” riposano nel cimitero di Zagabria, dove sorge un monumento su cui si legge:

«Compagno, quando vedrai mia madre dille di non piangere. Non sono solo. Giace al mio fianco un compagno jugoslavo. Che nessuno ardisca gettare fango sul sangue sparso nella lotta comune. Trovammo qui fede, madre, pane, fucile. I morti lo sanno. I vivi non lo dimenticheranno. Fiumi di sangue divisero due popoli. Li unisce oggi il sacrificio dei compagni migliori».

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