Di Giampietro nelle sue osservazioni evidenzia la inadeguatezza di impostazione del piano, limitato ai confini comunali di Pescara a fronte di una nuova città che sta per nascere con la fusione di 3 comuni (L.R. 27/2018) e evidenziando come di fatto questa già esista con un’utenza più ampia che lavora e si sposta nell’area, a cui si applicherà la tariffa urbana unica di TUA.
Tra le immediate conseguenze, spiega l’architetto, c’è il limite di centri di interscambio dentro i confini comunali, in aree già centrali del sistema urbano. «Un Piano del traffico (o della Mobilità sostenibile) –si legge nel documento di webstrade– sicuramente si deve porre l’obiettivo di ridurre il carico automobilistico che entra in città, riequilibrando la ripartizione modale a favore del trasporto pubblico».
“Altri limiti invalidanti sono la mancanza effettiva di un processo di partecipazione, la mancanza di un cronoprogramma e di un quadro economico dei costi, alcune scelte immotivate, un Regolamento Viario solo compilativo”.
Tra le osservazioni spicca la mancanza di indicazioni per scelte da operare in altri comuni che avranno drammatiche ripercussioni sulla mobilità a Pescara ( ponti sul Saline , centri di interscambio modale, raccordi tangenziale autostrade, continuità ed estensione delle reti ciclabili e del trasporto pubblico in sede propria fino a. Silvi , a Francavilla , Chieti Scalo , Cepagatti ).
Di Giampietro nella sua analisi non dimentica la cosidetta Strada Parco indicandola come uno dei i temi strategici del PUT, con il trasporto collettivo in sede propria (TCSP), e l”individuazione della prima busvia ( BRT, busway rapid transit ) da Montesilvano Palacongressi a Pescara Tribunale.
“Sicuramente un atto coraggioso, –commenta l’architetto– forse orientato dall’ex assessore Civitarese. Ma se l’indicazione progettuale rimanesse solo la gestione di una linea di trasporto pubblico, senza coinvolgere scelte urbanistiche, trasportistiche, di lavori pubblici e arredo urbano in un piano particolareggiato boulevard Strada Parco , come motore di qualificazione della città nuova, brucerebbe le potenzialità dell’opera e frustrerebbe le aspettative di qualificazione urbana che l’intervento pubblico deve attivare, anche con la partecipazione dei privati.
Prevarrebbe di nuovo la paura di affrontare i problemi attuali e di pensare la città possibile.
E questo la città nuova non può permetterselo”.
IL DOCUMENTO
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