“In tanti ci hanno salvato” ricorda Paola Modigliani. “Noi eravamo fuori Roma per paura dei bombardamenti e fummo avvisati che stava accadendo “qualcosa di strano” da un’amica di famiglia: per farlo si mise a correre, rischiando all’ottavo mese di gravidanza un parto prematuro”. La stranezza erano famiglie ebree caricate su furgoni e portate via: l’inizio dei rastrellamenti. “Siamo testimoni di chi si è salvato” ha aggiunto, rispondendo ai ragazzi che chiedevano se avesse il numero tatuato sul braccio. “Il numero veniva dato solo nel campo di Auschwitz, e mai ai bambini che venivano eliminati subito perché non erano in grado di lavorare. Io avevo solo un anno”. La Modigliani ha raccontato anche di come sia stata messa in salvo dal coraggio del fratello, che a 7 anni e con lei in braccio si è calato da una finestra al primo piano, legato da una fune alla vita, mentre i nazisti li cercavano in casa. La sua famiglia si era infatti rifugiata a Velletri, nascosta da false identità (il padre Giorgio aveva preso il cognome Macchia, in un documento fabbricato a Pescara).
“Spesso si mette a fuoco il periodo delle persecuzioni” ha continuato Fano “ma tutto questo era stato preparato negli anni precedenti dalle leggi razziali. Io sono del 1935, quindi per me è stato come nascere già dentro quelle leggi che sono del 1938”. Vivere la discriminazione, ha chiosato la moglie, come la normalità. La vita per gli ebrei inizia ad essere in pericolo nel settembre del 1943. L’Italia aveva la guerra alle spalle, tutti gli uomini di famiglia erano stati in Africa o in Russia. La guerra non porta solo morti, ma mutilati, fame, cibo razionato. Paradossalmente gli ebrei, che non facevano servizio militare, avevano sofferto meno per la guerra. “Era già una situazione estrema” sottolinea Fano. “Oggi non ci rendiamo conto dei vantaggi della pace, ma con il fascismo si passava da una guerra all’altra”: sullo schermo dietro di lui vengono proiettati i documenti falsi della loro famiglia, la tessera annonaria, la pagella di scuola. Una pagella normale, dove accanto ai voti c’è l’indicazione “razza ebraica”: in grande il disegno della Vittoria alata, “perché siamo in guerra e dobbiamo vincere” ha commentato Paola Modigliani. “Regime è martellare tutti i giorni sulle informazioni che si vuole che si diffondere”
IL SALUTO DEL SINDACO LUCIANO DI LORITO
Nel suo saluto il sindaco Luciano Di Lorito ha ringraziato i coniugi Fano-Modigliani e ricordato i suoi viaggi ad Auschwitz e Dachau, invitando il circolo didattico ad organizzare delle gite anche per gli studenti. “La storia” ha detto “è fatta anche di luoghi fisici. Nel giorno della memoria si ricordano momenti anche cruenti, però è importante farlo, riportare alla mente l’immagine dei rastrellamenti e delle baracche di allora. O quelle più recenti, che mostrano le nazioni della civilissima Europa affrontare la tragedia dei migranti elevando muri per uomini, donne e bambini che fuggono da guerre e povertà”.
“Il sindaco ha detto con parole diverse quello che voglio intendere io” ha detto Fano ringraziando il primo cittadino. “La memoria non deve essere come un film di fantascienza, qualcosa che si conosce ma è solo fantasia. Bisogna ricordare perché certe cose brutte possono accadere di nuovo, anche se con meccanismi diversi. L’esempio peggiore sono gli indifferenti, quelli che permettono ai così detti “cattivi” di prevalere. Siamo noi che ringraziamo voi perché attraverso questi incontri è questi scambi di idee si possono entro certi limiti prevenire certi eventi. A Spoltore abbiamo trovato degli amici”.