“Nonostante le statistiche confermino che tutti i reati sono in calo, spesso assistiamo a gravi casi di violenza sulle donne, ricordo a proposito la giovane pescarese Jennifer Sterlecchini – così il Sindaco Marco Alessandrini – Se guardiamo l’orizzonte della storia possiamo constatare che oggi siamo in pace, l’Europa ha garantito 70 anni di serenità politica: non ci sono guerre, malattie e carestie ma nonostante tutto a vincere è la paura e il partito della paura. Il catalogo della violenza femminile è un catalogo esteso tutto l’anno, mi colpisce il fatto che oggi c’è sempre meno sanzione sociale per l’ignoranza e occorre contrastare tutto ciò favorendo l’industria del pensiero. Esco soddisfatto da questo incontro perché qui si discute di conoscenza, poi, occorre confrontarsi con il mondo esterno ma servono gli strumenti della conoscenza per poterlo fare”.
“Abbiamo assistito nei giorni scorsi alla presentazione dei dati del Centro Antiviolenza Ananke in merito all’attività svolta sul territorio di Pescara e siamo coscienti di quanta strada c’è ancora da fare, ma voglio ricordare che il Comune di Pescara è stato tra i primi ad attivare nel 2002 interventi sul tema della violenza alle donne – ha spiegato l’Assessore alle Politiche Sociali, Antonella Allegrino – Con il progetto Sibilla, le istituzioni affiancano chi lavora sul campo, ne valorizzano le competenze e, al contempo, sono volano di buone prassi che mirano a migliorare le modalità di ascolto, accoglienza e assistenza alle donne. Su Pescara abbiamo registrato dati importanti che attestano che sempre più donne si rivolgono al centro antiviolenza: 138 sono sono state prese in carico durante l’ultimo anno. L’alto livello professionale delle figure che vi operano e qualitativo della metodologia seguita devono portare a soluzioni definitive e rassicuranti per chi trova la forza di dire no alla violenza e intraprendere un percorso per recuperare dignità e autonomia”.
“Partecipo con piacere a questo momento conclusivo del progetto SIBILLA – ha dichiarato Emilia De Matteo, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Chieti – E’ stato un lavoro impegnativo, i centri antiviolenza sono quotidianamente a contatto con la cittadinanza, spero questo possa essere un punto di partenza per ulteriori programmazioni e che i progetti possano durare più a lungo. Ringraziamo l’Ass. Sclocco per l’attenzione massima che è stata rivolta ai centri antiviolenza, occorre arrivare ad una stabilizzazione dei fondi, i centri devono poter sapere di contare su risorse sicure. Occorre avviare un progetto culturale che contrasti la violenza sui minori, di genere e sulle donne, fin da piccoli i bambini devono essere educati in questa direzione. Bisogna muoversi tutti quanti insieme e i centri antiviolenza devono rappresentare un punto di riferimento al quale le donne possono sempre rivolgersi. Il dato ultimo che abbiamo è di 152 contatti telefonici e verbali e 82 donne prese in carico, dal 2015 abbiamo istituito la rete cittadina che ha consentito di coordinare la collaborazione tra Prefettura, Forze di Polizia, Asl e associazioni presenti sul territorio. L’obiettivo deve essere il recupero delle persone vittime di violenza e vogliamo ribadire che le donne possono avere una via di uscita con il sostegno delle istituzioni. Occorre intraprendere anche dei percorsi paralleli come l’attuazione di protocolli operativi con le rappresentanza industriali per garantire un’opportunità di rinascita economica alle donne, non c’è giorno che non viene fuori una notizia che colpisce tutti noi. Spero ci possano essere un’altra opportunità come questa. Ricordo anche il tema degli uomini maltrattanti, tema tabù che deve essere ancora affrontato. Ringrazio tutti per aver collaborato al progetto e coloro che si impegnano costantemente nel raggiungere obiettivi fondamentali per cambiare la nostra società”.
“Con questo progetto diamo voce al lavoro che quotidianamente le operatrici svolgono, questa vuole essere una giornata di condivisione – così lacoordinatrice di progetto del Comune di Pescara Roberta Pellegrino – il nome del progetto mette in luce un percorso che abbiamo avviato da più di un decennio. La parola si impone sul silenzio finalmente, dopo tanti anni siamo riusciti a stringere collaborazioni tra gli assessori alle politiche sociali di diversi comuni. Stiamo assistendo negli ultimi tempi ad una diminuzione del senso di civiltà: oggi si parla di più del fenomeno della violenza sulle donne ed occorre interrogarci sulle profonde radici del problema per poterlo affrontare. Il progetto SIBILLA è stato strutturato in sei macro-azioni progettuali teoriche, pratiche e politiche e due linee guida direttrici: il potenziamento delle attività dei Centri antiviolenza presenti in tre province abruzzesi e l’attivazione di un processo virtuoso di concertazione e integrazione finalizzato ad una “modelizzazione” e ottimizzazione dei servizi resi alle donne in termini di azione di sistema. Ci accingiamo verso il cambiamento, per questo abbiamo stilato il Piano di Azione Regionale contro la Violenza alle Donne, che prevede un osservatorio regionale, un tavolo permanente sulla governance multilivello, monitoraggio e azioni di sviluppo, procedute inter-servizi e azioni di comunicazione. Senza programmazione questo tema, oggi come oggi, non può più essere affrontato. Siamo convinte che il mondo femminile possa portare una spinta propulsiva e speriamo possa farlo presto”.
“Non voglio fare nessuna conclusione – ha detto Marinella Sclocco,Assessore alle Politiche Sociali della Regione Abruzzo – questo è il momento per un nuovo rilancio. Il 30 novembre a Sulmona, al Teatro comunale, daremo un vita ad un altro dibattito per condividere le esperienze di successo realizzate con il Fondo Sociale Europeo in Abruzzo. Ciascuno di noi è importante per far rivedere il raggio di sole alle donne vittime di violenza, è un compito delicato. Affinché una donna possa riuscire a far avverare i propri desideri deve prendere forza e fiducia nella comunità e nelle relazioni. I centri antiviolenza sono una parte della rete ed è importante che siano supportati da una serie di servizi. Occorrono solidi servizi di sostengo alla famiglia per far uscire le donne da questa morsa di paura. E’ fondamentale la collaborazione tra la comunità e le istituzioni per vincere questa sfida e credo che sia anche un mio compito far sapere che c’è una rete ufficiale, riconosciuta, che ha competenza e professionalità, certificata dalle donne che riescono a trasformare la propria vita. Quando ci troviamo di fronte a femminicidi è come se le storie di tutte le donne si annullassero. E’ in arrivo presto un bando da 800 mila euro finalizzato alla comunicazione sulla violenza sulle donne, al quale potranno partecipare enti privati ed agenzie di stampa, bando fondamentale per la diffusione dei dati”.
Ad illustrare i dati raccolti nei centri antiviolenza coinvolti nel progetto è stata Loredana Cerbara, Statistica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma, che ha dichiarato: “Senza statistiche è impossibile presentare all’opinione pubblica le dimensioni di un fenomeno, la paura della riservatezza crea oscurità intorno ad un problema sociale così delicato, bisogna misurare quello che si fa per poterlo descrivere meglio all’esterno. Nello specifico, per ciascun centro è stata indicata una persona di riferimento che ha avuto l’accesso al sistema per la rilevazione dei dati, sono state raccolte 436 schede fino a ottobre 2018, l’attività dei centri è cresciuta e sono aumentate le violenze emerse. Il territorio regionale coperto dai servizi ha interessato oltre 80 comuni abruzzesi e le donne vittime di violenza rientrano nella fascia di età tra i 40-49 circa il 29%, il 3 % sono minorenni. Le donne vittime di violenza sono nubili nel 27% dei casi, più delle separate ma le coniugate raggiungono il 43%, il 48% delle donne ha un diploma di scuola superiore e il 23% una laurea, nel 86% dei casi i figli assistono alla violenza e il 76% delle donne in questione ha figli. Abbiamo, inoltre, riscontrato una parcelizzazione dei canali di accoglienza (rete, passaparola, canali informativi ufficiali), seppur presenti sul territorio. Per quanto riguarda l’autore della violenza molto spesso è il coniuge (49%) o convivente (21%), ha un’età affine a quella della donna nella maggior parte dei casi ed è prevalentemente occupato in modo stabile nel (60%), condizionato da un rischio di recidiva elevatissimo. Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza, infine, sono per la maggior parte italiane, poche ancora le straniere.”
“Spesso le condizioni di vita delle donne sono inferiori a quelle degli uomini – ha detto Maria Grazia Ruggerini, Ricercatrice le NOVE Studi e ricerche sociali – la complessità del problema richiede inevitabilmente il sostegno della rete, il progetto SIBILLA è stato un tassello per incrementare le politiche nazionali, regionali e territoriali. Abbiamo riscontrato una grande presa di coscienza sul fenomeno della violenza di genere e ci aspetta un lavoro culturale che va ad intaccare i legami tra uomini e donne. Deve esserci una dialettica paritaria tra i due sessi ed emerge chiaramente il tema degli squilibri di potere tra uomo e donna. Le difficoltà temporanee delle donne vanno affrontate, la questione uomini va affrontata, la presa di coscienza su questo fenomeno oggi tanto dibattuto deve partire anche dagli uomini, le donne d’altronde sono oltre 50 anni che lavorano su se stesse e sulla propria emancipazione”.
Presenti all’incontro anche Lina Marchesani, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Vasto e Francesco Bignotti, Assessore alle Politiche Sociali del Comune dell’Aquila. Nel corso della mattinata è stato proiettato in anteprima il video “A fianco delle donne: i centri antiviolenza del progetto SIBILA si raccontano”, presto presente sui siti istituzionali e sui canali social dei partner di progetto.