Pescara – Torna alle cronache la notizia, che risale agli ultimi giorni dell’agosto scorso, del “salvataggio” di un pesce siluro, da anni ospitato in un laghetto privato, che era stato catturato e assurdamente immesso, violando la legge, nelle acque del fiume Pescara e infine da qui ricatturato e trasferito in un non meglio precisato sito del nord Italia.
A suo tempo le Guardie ambientali del WWF, allertate da notizie di stampa (nelle quali si parlava del “salvataggio” del pesce) avevano presentato in merito una segnalazione, cui i Carabinieri Forestali spiegano gli ambientalisti dell’associazione del panda “hanno risposto nei giorni scorsi, a firma del comandante regionale gen. Giampiero Costantini, precisando di essere stati a suo tempo, allertati da alcuni cittadini, subito intervenuti con una stazione locale d’intesa col Servizio CITES, contestando la violazione amministrativa al responsabile e avviando controlli sulla idoneità del sito di destinazione (che certamente, aggiungiamo noi, non può essere in acque pubbliche) e sulle modalità di trasporto”.
Il WWF nella nota ringrazia i Carabinieri Forestali e conferma al 100% la propria volontà di continuare a collaborare nel comune interesse della difesa dell’ambiente, alla luce anche del protocollo d’intesa firmato tra l’Arma e l’associazione a livello nazionale.
Circa il siluro (Silurus glanis è la denominazione scientifica) va ribadito che questo enorme pesce gatto, lungo anche oltre i due metri, che sta creando enormi danni nei fiumi nei quali è stato incautamente introdotto per la pesca sportiva. In Italia è una specie aliena: è originaria infatti dell’est Europa, a cominciare dalle acque del Danubio. La sua immissione nelle acque pubbliche è rigorosamente vietata, mentre è lecito ospitare questa e altre specie esotiche nei laghetti privati, che spesso diventano “serbatoi” per le invasioni aliene, a causa di comportamenti incauti e illegali o in conseguenza di alluvioni: i pesci gatto nord americani, ad esempio, sono comparsi nelle acque del Ticino dopo l’alluvione del 1926 che aveva messo in collegamento il fiume con alcuni stagni per la pesca amatoriale.
«Torniamo su questa vicenda – osserva il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio – semplicemente per sottolineare ancora una volta che immettere nell’ambiente animali estranei, anche attraverso i cosiddetti ripopolamenti per la pesca sportiva, è vietato ed è comunque un comportamento sbagliato che provoca danni alla fauna e alla flora autoctone e a volte agli stessi animali illecitamente introdotti in un ambiente per loro non adatto».