È del tutto indispensabile una fase di ascolto dei portatori di interesse e una profonda rimodulazione del testo, basato su ottimi studi ma che risalgono ormai a 9 anni or sono. Non si può recuperare l’enorme ritardo accumulato rinunciando al confronto. E Pescara non ha bisogno di altro cemento
Pescara – «Il Piano di Assetto Naturalistico (PAN) della Riserva dannunziana, nella stesura proposta dal Comune di Pescara, non è assolutamente approvabile». Il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio boccia senza appello il documento proposto dall’amministrazione municipale e apprezza la posizione delle associazioni locali: «Il PAN – spiega – è atteso da molti anni ed è certamente positivo che da palazzo di città si torni finalmente a preoccuparsene, ma si tratta di un documento fondamentale che va approvato dopo una adeguata fase di confronto e non con tempi contingentati e frettolosi. Bene hanno fatto le associazioni nella riunione del 24 agosto scorso a chiedere tempo per presentare le proprie osservazioni e bene hanno fatto le strutture locali del WWF, di Italia Nostra e del FAI a mettere nero su bianco la richiesta in una lettera al sindaco, alla giunta e ai consiglieri comunali tutti; lettera diffusa poi in un comunicato stampa».
La bozza di Piano presentata dal Comune è, tanto per cominciare, basata su studi ottimi ma ormai risalenti a ben 9 anni or sono, che andrebbero aggiornati. «A voler pensar male si potrebbe sospettare che la attuale fretta, dopo un decennio di sostanziale disinteresse – osserva il delegato regionale del WWF – sia legata a qualche inconfessato interesse edificatorio, ma voglio essere convinto che non sia così. Non si può considerare, come già osservato nella riunione del 24, la Riserva dannunziana come un’oasi verde isolata dal resto della città: servono corridoi ecologici anche nuovi e vanno rispettati quelli esistenti, a cominciare dalle poche zone non edificate contigue all’area protetta. Chiedo dunque all’amministrazione di seguire le indicazioni delle associazioni e di iniziare una fase di confronto al termine della quale il PAN non potrà che migliorare. Certo è che, anche a una lettura superficiale, la attuale stesura, al di là delle carenze nell’impostazione generale appena sottolineate, appare costellata di errori e prevede addirittura azioni vietate dalla legge».
«Per restare nei soli campi di mia specifica competenza – spiega Luciano Di Tizio, erpetologo e ittiologo – trovo nomi scientifici non aggiornati, normative internazionali e nazionali del tutto ignorate (ad esempio il Regolamento UE n. 1143/2014 e il relativo Decreto legislativo n. 230 del 15 dicembre 2017 sulle specie esotiche invasive) e addirittura la previsione di introduzione nel laghetto artificiale della pineta d’Avalos di alcune specie aliene, pratica in Italia vietata per legge, una scelta semplicemente inconcepibile per una Riserva Naturale Regionale sostenuta annualmente con fondi pubblici. Tra i pesci indicati per un futuro ripopolamento c’è, ad esempio, persino Gambusia affinis, considerata dall’IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, una delle cento specie invasive più dannose al mondo! Anche il discorso sulla introduzione della testuggine palustre europea Emys orbicularis è affrontato con preoccupante pressappochismo. Sarebbero necessari uno studio di dettaglio da sottoporre al Ministero dell’Ambiente e una serie di approfondite valutazioni; nel PAN invece, dopo avere giustamente osservato che si tratta di una specie “particolarmente rara e localizzata quasi esclusivamente in alcuni corsi d’acqua della Provincia di Chieti”, si afferma contraddicendo se stessi, che gli individui da liberare nel lago potrebbero essere forniti “senza particolari problemi tecnici” dalle Riserve Lago di Penne (dove in realtà non c’è alcuna popolazione vitale della specie) e Lago di Serranella, dove la Emys è sì presente ma non con numeri tali da poter consentire prelievi, già del resto negati negli anni scorsi dal Ministero in analoghe occasioni».
Il documento proposto dal Comune rappresenta dunque un positivo punto di partenza, ma occorre ascoltare la voce dei portatori di interesse, a cominciare proprio da quella delle associazioni ambientaliste, e rimodulare il testo, aggiornandolo là dove necessario. «Sono stati lasciati trascorrere nove anni, dagli studi del 2009 a oggi, senza preoccuparsi affatto del PAN. Non sarà certo un problema – conclude il delegato Abruzzo del WWF Italia – concedersi alcun mesi per correggere gli errori, rimodulare il Piano e renderlo realmente utile alla Riserva e all’intera città di Pescara, che di tante cose ha bisogno ma sicuramente non di altro cemento».