Nel documento protocollato al Comune, sono tre i punti rilevati. I primi due vertono sulla procedura: la variante sarebbe di un provvedimento che risulta scaduto già da 12 anni, in punto di diritto il termine è di 10, Corte di Cassazione e Consiglio di Stato affermano che “l’autorità competente” in questo caso dovrebbe dare “un nuovo assetto urbanistico alle parti non realizzate.” Questo aspetto sui piani particolareggiati non è suscettibile di deroga neppure sull’accordo delle parti. Se non basta, un articolo contenuto nelle norme tecniche di attuazione comunali comunque ne impedisce “sostanziali modifiche”, come il passaggio da verde a edificabile. Nel terzo punto, il Ccet pone l’attenzione sulla mancanza della mappa degli asservimenti delle aree, vecchio strumento ma fondamentale per l’assetto urbanistico e progettuale di un Comune, perchè impedisce l’uso improprio di un terreno libero che ha già originato una cubatura precedente. Dovrebbe essere a disposizione dell’utente nell’ufficio tecnico del Comune. “L’intento di queste osservazioni è quello di mettere in evidenza l’illegittimità di una variante approvata in un numero troppo esiguo di persone, ma soprattutto riguardante uno strumento urbanistico ormai decaduto. “ Spiega l’arch. Tarricone. “Ad ulteriore conferma di tale illegittimità si evidenzia il mancato utilizzo di uno strumento urbanistico sicuramente desueto, – come la mappa degli asservimenti – ma che certamente evidenzierebbe le pertinenze fondiarie di ogni singolo lotto edificato in maniera incontrovertibile, identificando le reali aree ancora edificabili, rispetto a quelle già sfruttate per i volumi esistenti.” Conclude il presidente del Ccet Massimo Messina che sottolinea: “Il Comitato è impegnato nella diffusione della cultura in città e nella salvaguardia degli spazi pubblici, soprattutto quelli verdi. Abbiamo deciso di intervenire per evidenziare le ragioni tecniche per cui quest’area dovrebbe rimanere spazio verde.”
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