Dopo il benvenuto ai partecipanti, le testimonianze di membri dell’associazione: arrivano da ogni parte d’italia per fare gli auguri al nuovo gruppo. Tutti, prima di parlare, dicono il loro nome e di essere alcolisti. Attraverso i loro racconti sono stati rappresentati i 12 passi alla base del metodo di A.A.. La prima a parlare è una barista abruzzese: “per me ovviamente avere l’alcool era facile ed economico” ricorda. “Una mattina all’improvviso mi sono accorta che l’alcool era il mio unico pensiero, era anche nell’armadio al posto dei vestiti, nella scarpiera”. Prima bisogna capire di avere un problema: “per me gli alcolisti anonimi erano solo nei telefilm americani. Ho parlato con il mio medico di base: mi ha domandato quanto bevevo e gli ho risposto <<io bevo, e basta>>”.
Tanti hanno fatto anche chilometri per arrivare a Spoltore: ogni intervento ha un accento diverso. “E’ il momento di parlare dei nostri difetti e quindi sono stato chiamato a parlare io” dice un secondo alcolista con un sorriso. “Per smettere di bere bisogna cambiare prima sè stessi, le motivazioni non si possono trovare fuori. Io ho smesso due volte: la prima per salvare il mio matrimonio. Mia moglie era andata via di casa da tre giorni e non me n’ero accorto. Mi ha avvisato mia madre, mentre ero steso sul mio divano. Non ha funzionato, perché non avevo smesso per me”. Poi ricorda che un alcolista è un pericolo per sè e per gli altri: “un giorno, senza nessuna ragione, ho deciso che dovevo guidare a sinistra. Ho fatto diversi chilometri, mentre con la mano premevo sul clacson: adesso mi vengono i brividi a pensare che avrei potuto uccidere una famiglia”.
L’anonimato e l’assenza di telefonini che riprendono creano una situazione inedita per chi non fa parte degli A.A.: lo ha ricordato il parroco Don Domenico che ha riflettuto sul bisogno di apparire dettato dal ritmo dei social network. Ci sono uomini e donne in uguale misura: tra loro anche un ultraottantenne (“mi dissero che ero un alcolista senza speranza”, ricorda tra gli applausi). C’è un ex calciatore, ha segnato un goal anche al Pescara, prima di prendere una brutta strada. Adesso coordina i gruppi campani di A.A: gli alcolisti anonimi infatti sono gruppi di auto aiuto gestiti da alcolisti, e le riunioni sono condotte esclusivamente da loro, senza figure professionali o educatori. “E’ una forma di democrazia che non si può replicare in altri contesti”, ricorda il coordinatore dell’area Abruzzo-Molise “perché lavoriamo tutti con il medesimo scopo, quello di portare aiuto ad altri come noi. E non c’è una gerarchia: il segretario generale è un alcolista come noi, anche chi ricopre temporaneamente un ruolo importante poi torna a portare il suo supporto ai gruppi”. In sala ci sono anche Annalisa Iezzi del servizio di Alcologia di Pescara e Giulia Amodio, responsabile locale di Telefono Azzurro. E poi i parenti degli alcolisti, che a loro volta sono riuniti dall’associazione Al-anon.
Ha salutato gli A.A., a nome di tutta l’amministrazione comunale e della città, l’assessore alle politiche sociali Carlo Cacciatore: “quando ho parlato la prima volta con i coordinatori di questa iniziativa ho chiesto di cosa avessero bisogno. E mi sono meravigliato quando mi hanno detto che non avevano bisogno di niente, solo di sentire la vicinanza delle istituzioni. Per questo ho deciso di partecipare anch’io all’incontro e di non venire solo al termine per i saluti: mi sono commosso ascoltando le vostre storie. Mio padre ripete sempre che conosce di più chi ha provato, rispetto a chi ha studiato: chi ha sofferto come voi è più in grado di aiutare chi sta affrontando lo stesso problema. I dodici passi indicano un percorso valido non solo per gli alcolisti, ma per tutti quanti noi”.
L’Abruzzo è una regione dove il rischio collegato all’alcolismo è particolamente alto, almeno secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che, nei suoi rapporti di monitoraggio, la colloca ai primi posti (dietro solo a Val d’Aosta, Friuli e Trentino-Alto Adige). Nelle regioni italiane, mediamente, il 76,6 per cento della popolazione maschile consuma, saltuariamente o in modo abituale, bevande alcoliche, mentre il 10% dei maschi e il 2,5% sono consumatori che bevono con lo scopo “di ubriacarsi”. Per loro, il rischio alcolismo è particolamente alto.
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I dodici passi di A.A.
1) Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili.
2) Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione.
3) Abbiamo preso la decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potemmo concepirLo.
4) Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi.
5) Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, l’esatta natura dei nostri torti.
6) Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti di carattere.
7) Gli abbiamo chiesto con umiltà di eliminare i nostri difetti.
8) Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone cui abbiamo fatto del male e siamo diventati pronti a rimediare ai danni recati loro.
9) Abbiamo fatto direttamente ammenda verso tali persone, laddove possibile, tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro oppure ad altri.
10) Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso.
11) Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirLo, pregandoLo solo di farci conoscere la Sua volontà nei nostri riguardi e di darci la forza di eseguirla.
12) Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività.