La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo e vedrà esposti gli arazzi tessuti all’interno del laboratorio della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, oasi del WWF Italia. Nel 2014, la Riserva diretta da Fernando Di Fabrizio, insieme a Brioni, alla Fondazione Penne Musei e Archivi, al Gal Terre Pescaresi e alle cooperative Cogecstre e Alisei, ha riaperto una delle rarissime manifatture di arazzeria attive in Italia e l’unica a utilizzare la tecnica del basso liccio. “Si tratta di una vetrina importate per l’arazzeria pennese – ha detto l’assessore comunale all’attività produttive, Gilberto Petrucci -. Dopo il riconoscimento di ‘Penne Città degli Arazzi’, grazie a una legge regionale, puntiamo a promuovere il nostro artigianato artistico, frutto di una tradizione unica in Italia. A tal proposito, abbiamo messo in cantiere diverse iniziative finalizzate a raggiungere questo obiettivo”.
Fondata nel 1965 e attiva fino al 1998, l’Arazzeria Pennese rappresenta un’eccellenza dell’artigianato artistico di Penne, antico borgo medioevale della provincia di Pescara: a differenza delle arazzerie che operano in Italia ed Europa – come quelle francesi o portoghesi che lavorano ad alto liccio – il laboratorio segue delle proprie caratteristiche tecniche, con telai artigianali a quattro licci. La tessitura di un arazzo a basso liccio prevede una collaborazione stretta con l’artista sia nella prima fase di realizzazione del cartone che nella scelta cromatica delle lane – le cosiddette mazzette – preparate miscelando una serie di fili di lana colorati che per titolo e rispondenza cromatica diventano le trame del tessuto.
La nascita dell’Arazzeria Pennese nella seconda metà del ’900 è strettamente legata all’incontro e alla collaborazione con Enrico Accatino che nel laboratorio ha prodotto circa sessanta arazzi. I risultati brillanti ottenuti fin dall’inizio, fecero in breve tempo dell’Arazzeria Pennese un centro di grande risonanza internazionale e sono molti gli artisti che hanno fornito i loro bozzetti all’Arazzeria e collaborato con le loro idee e suggerimenti alla tessitura: Marcello Avenali, Afro Basaldella, Diana Baylon, Remo Brindisi, Primo Conti, Antonio Paradiso, le figlie di Giacomo Balla e Giuseppe Capogrossi, il cui arazzo, lungo più di 8 metri, è esposto attualmente nella Galleria della Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma.
Il nuovo percorso dell’Arazzeria è iniziato nel 2014 con le più giovani tessitrici dell’Arazzeria storica, Erminia Di Teodoro e Lolita Vellante, entrambe di Penne e con esperienza trentennale nella tessitura degli arazzi. Il laboratorio, diretto da Laura Cutilli, ha istituito rapporti con Tirelli, Di Fabio, Varotsos, Nasini e Mastrovito, i quali hanno realizzato i bozzetti che sono stati poi tradotti – grazie alla maestria di Mario Costantini che ha studiato dei sistemi innovativi per tale passaggio creativo – in cartoni per gli arazzi. La tessitura avviene con il contributo dell’artista stesso, si crea cioè un rapporto simbiotico tra l’opera proposta, la realizzazione del cartone, la scelta delle mazzette e la manualità delle tessitrici. Le campiture cromatiche del cartone vengono studiate nel rispetto dell’opera ma vivono di un’autonomia propria che è alla base della traduzione tessile e costituisce la parte più nobile dell’arazzo.
In mostra, si potranno ammirare alcuni grandi arazzi di Giacomo Balla e Afro, parte dell’arazzeria storica, e la nuova produzione contemporanea costituita da due arazzi ciascuno di Alberto Di Fabio, Matteo Nasini, Marco Tirelli, Costas Varotsos e materiale preparatorio del recentissimo arazzo di Andrea Mastrovito, opera che sarà presentata ufficialmente a chiusura della mostra con un convegno sull’Arazzeria e il Contemporaneo.