giovedì , 21 Novembre 2024

Chieti, il Wwf si costituisce al Tar e continua la difesa dell’ambiente contro Megalò 2 VIDEO

Nel ricorso, curato come sempre dall’avvocato Francesco Paolo Febbo, si ribadisce la validità delle motivazioni con le quali il Comitato Via della Regione Abruzzo nel giudizio n. 2775 del 23.03.2017 ha rigettato l’istanza di proroga del precedente giudizio 1925/2012 e ha dichiarato improcedibile la richiesta di modifica sostanziale del progetto limitatamente alle opere edili. Il Wwf chiede in pratica che il Tar riconosca la validità delle scelte del Comitato Via (che ha nei fatti “bocciato” le nuove costruzioni ma non il completamento dell’argine) e contesta punto per punto le obiezioni presentate nel ricorso della Sile.

L’obiettivo dell’associazione ambientalista è, in sintesi, quello di evitare che venga cementificata “ancora ed in maniera consistente – come scrive l’avvocato Febbo nel suo atto – un’area già fortemente compromessa da imponenti costruzioni e, soprattutto, di evitare il rischio esondazione che, nell’eventualità si verificasse, procurerebbe danni catastrofici ed incalcolabili, agevolmente immaginabili”. La difesa del provvedimento del Comitato di Valutazione Ambientale nasce anche dal fatto che con questo giudizio, osserva ancora l’avvocato Febbo, “finalmente, sembra prendersi coscienza dei rischi e dei pericoli immani che l’area interessata e, con essa la collettività, si vedono costretti a correre, per fini meramente utilitaristici, commerciali ed economici”.
Fini che peraltro non sono in linea con gli interessi generali dell’economia locale e della qualità della vita cittadina come i fatti hanno ampiamente dimostrato nell’ultimo decennio.

Nel ricorso il Wwf sottolinea più volte come sia necessario separare il progetto di ulteriori costruzioni, da impedire una volta per sempre, dal discorso sull’argine mai completato, con grave rischio per l’edificato esistente e soprattutto per i suoi frequentatori sin dalla inaugurazione che risale all’ormai lontano 2005. Il Genio Civile in una sua ordinanza sottolinea a più riprese che “l’argine esistente non è stato realizzato secondo i dettami progettuali, con gravi conseguenze anche nella fase di valutazione della pericolosità idraulica”: le valutazioni modellistiche sono state effettuate simulando la presenza anche del tratto mancante, mai realizzato, ma erroneamente inserito e simulato idraulicamente nel corso della procedura di aggiornamento del Psda, il Piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni. Una situazione incredibile portata avanti con grave superficialità anche a fronte di eventi meteorici non eccezionali (ad esempio l’esondazione del dicembre 2013) che pure avrebbero dovuto creare un giusto e duraturo allarme. Il Wwf sta studiando accuratamente la documentazione di questi anni e conferma in pieno il proprio impegno, affiancato da organizzazioni di categoria e associazioni, alcune delle quali presenti qui anche oggi, a dimostrazione di uno sforzo collettivo in favore dei cittadini, dell’ambiente e del rispetto della legalità.

“Noi abbiamo sostenuto sin dall’inizio l’azione del Wwf – ha sottolineato la presidente cittadina di Confesercenti, Marina De Marco – in questo caso la costituzione ad opponendum al ricorso fatto dalla ditta che aveva intenzione di costruire questo fantomatico Megalò 2. Appoggiamo il Wwf innanzitutto per una questione ambientale perché non c’è bisogno di occupare altro suolo pubblico, sappiamo che quella è una zona di esondazione del Pescara, per cui pericolosissima e come associazioni di categoria abbiamo a cuore la città, in particolare la città di Chieti che è stata completamente svuotata dal primo Megalò e non appoggiamo un’altra costruzione simile. Vorrei anche sensibilizzare tutti gli altri comuni adiacenti, prospicenti il fiume perché in realtà verrebbero coinvolte tutte le zone della vallata. Il fiume Pescara, come sappiamo, trovava un bacino di esondazione nella zona del Megalò che ora è stato costruito, quindi qualora dovesse tracimare questi problemi si creerebbero a monte e a valle, questa è una nostra grande preoccupazione. Sotto il profilo commerciale naturalmente già abbiamo visto dei centri storici svuotati anche nei paesi limitrofi, mentre in tutto il resto del mondo la grande distribuzione, la cosiddetta gdo, lascia i grandi centri commerciali per ritornare nei centri storici e qui continuiamo a costruire dei castelli che non possono reggere”.

 

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