Nel giro di poche ore viene allestito un campo in grado di accogliere 300 ospiti come inizialmente richiesto dal Coordinamento delle Regioni. Successivamente, per soddisfare le richieste del Sindaco, il campo viene ampliato fino a consentire l’ospitalità per 1.100 sfollati, oltre a 70 volontari e 30 unità di personale appartenente al Corpo Forestale dello Stato, alla U.S.L. della Regione Emilia Romagna e alla Regione Abruzzo. Inoltre, il Campo Abruzzo è in grado di fornire servizi di vitto e igiene personale ad altri 200 terremotati attendati autonomamente a ridosso del campo. L’area interessata viene dotata di un container ufficio; un modulo ufficio relazioni esterne; una sala operativa mobile; un container Poste Italiane e un Bancomat.
Alla cerimonia di ieri, presieduta dal sindaco di Cavezzo, Lisa Luppi, ha partecipato il sottosegretario alla Presidenza della Regione, con delega alla Protezione Civile, Mario Mazzocca e il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Prima della commemorazione, Mazzocca ha fatto visita al PalAbruzzo: il Palazzetto dello Sport così chiamato in riconoscenza dell’apporto dato dall’Abruzzo alla ricostruzione immateriale del tessuto sociale, incontrandosi con i dirigenti e le atlete della locale squadra di basket femminile “Acetum”, che domenica scorsa aveva raggiunto il vertice della classifica ottenendo l’ambita promozione in serie A2.
Già il 13 dicembre 2015, in occasione della riapertura del Palazzetto dello Sport ristrutturato dalle lesioni causate dal sisma, era stata scoperta una targa celebrativa in ricordo dell’attività di soccorso della Protezione Civile abruzzese; in quella occasione, il Sindaco Luppi e gli assessori regionali Palma Costi e Paola Gazzolo, avevano ringraziato la Protezione Civile, rappresentata da Silvio Liberatore, ricordandone la tempestività dell’intervento e soprattutto la professionalità e l’umanità del personale regionale e di quello volontario. “Persone generose e dai sentimenti nobili” ha commentato Mario Mazzocca, “che rappresentano gli oltre 7 mila volontari che arricchiscono con il sentimento e con il valore del cuore il vero patrimonio dell’Abruzzo”. “E’ questa la parte dell’Italia più vera e operativa”, ha detto, “uomini e donne valorose che regalano il loro tempo, la loro professionalità e il loro affetto a chi sta soffrendo per le conseguenze di eventi naturali, per i quali l’uomo non può definirsi incolpevole”. Mazzocca: “oggi ho potuto constatare con i miei occhi che qui la situazione è stata presa di petto: non so se possa esistere un modello Emilia-Romagna, ma certo è che l’esperienza fatta qui, in questi luoghi, in tema di ricostruzione è una esperienza estremamente virtuosa”.
Il Sottosegretario ha poi ringraziato il sistema di Protezione Civile emiliano-romagnolo per l’apporto offerto all’Abruzzo in occasione del sisma dell’Aquila e di quello del Centro Italia: “questo pezzo dell’Italia, così operativo e così generoso, è quello che a noi piace” sottolineando che il valore della pubblica amministrazione, sta in coloro che sanno assolvere ai loro doveri: “senza di loro non ce l’avremmo fatta”.
A fare il punto sulla ricostruzione a 5 anni dal terremoto, è stato il Presidente Stefano Bonaccini: 45 mila gli sfollati. Oltre 10 mila i capannoni danneggiati dal terremoto e inagibili. 13 miliardi i danni subiti. Oggi 9 famiglie su 10 sono tornate nelle loro case. Nessuna persona di Cavezzo abita ancora in un Map che sono stati tutti rimossi. Oltre 500 scuole sono state ricostruite più belle e più sicure di prima. Non c’è un ragazzo o una ragazza che abbia perso una sola ora di scuola. Non c’è una sola persona che viva in un prefabbricato. “Era importante far ripartire per prima il lavoro” ha detto Bonaccini, “Oggi siamo a zero ore di cassa integrazione e non c’è una sola persona che abbia perso il suo lavoro”. “Ci vorrà ancora qualche anno, ma noi oggi cominciano a vedere la fine: ciò che resterà invece per sempre nei nostri cuori è il dolore indelebile per la perdita delle vite umane”. Questo lembo della Bassa Padana, alla fine dell’800 era tra le più povere d’Italia: prima del terremoto produceva il Pil maggiore rispetto al distretto territoriale coinvolto. “Oggi, questa striscia di terra, produce qualcosa in più”.