Elso Simone Serpentini in questo libro che potrebbe sembrare un’autobiografica filosofica, ma non lo è, ci parla di un percorso che si conclude con il ritorno ad una città ideale, un luogo, dove può esserci un dio senza chiesa, ma non una chiesa senza dio, dove la crisi dei valori dell’occidente non è ancora definitiva, dove non esistono un’etica senza politica e una politica senza etica, dove la sensibilità, l’intelletto e la ragione hanno ciascuno un compito ben definito. Il libro è un pamphlet contro quei giornalisti, politici, sacerdoti, medici, intellettuali e chierici di ogni orientamento che vengono meno al proprio principale compito: il rispetto di sé e della verità. La città in cui il percorso di ritorno si conclude accoglie uomini liberi, perfino un Socrate che, esiliato dalla sua Atene dopo la condanna a morte, continua a dialogare con chiunque, compresi i visitatori che gli giungono da una città della Parva Italia che si chiama Interamnia e che chiedono i suoi consigli. Nella stessa città strani personaggi, arrivati chissà da quale tempo e da quale spazio, sono i protagonisti di curiosi dialoghi pseudo-socratici… in uno zibaldone che è un intreccio di pensieri, a volte irriverenti.
Dall’ultima di copertina:
“Tu vai dove vuoi. Io, da parte mia, ritorno a Spinoza. Il mio viaggio si ferma qui, non proseguo. Sono stanco di notti all’addiaccio, di levatacce al sorgere del sole, di giorni trascorsi a inseguire chimere, sull’infuocata sabbia di un deserto o lungo un sentiero di montagna, esposto al vento e alla pioggia. Voglio un riparo sicuro, non necessariamente un tetto sulla testa o un focolare accanto al quale stare al caldo d’inverno, ma almeno un sia pure angusto ricovero, al sicuro dal freddo troppo intenso, dal caldo esagerato, dalle intemperie e dal pericolo dell’assalto di temibili fiere.”
“È a Spinoza che sosterò, dimorerò, aspettando il mio Godot, o l’ultima mossa che la cantatrice calva farà sulla scacchiera, cercando di dare il matto al mio re. Non troverò il migliore dei luoghi possibili, no, non sono tanto cieco da credere nel facile ottimismo di chi crede che Leibniz sia il migliore dei mondi possibili. Ma sono certo di trovare il luogo che più mi sarà piaciuto scegliere come l’ultima delle mie residenze, quella in cui intendo concludere il mio viaggio al termine della notte, nella speranza di poter vedere spuntare un’altra alba e sorgere un altro sole.”
L’evento è organizzato da Artemia Nova Editrice , in collaborazione con la Regiona Abruzzo, la Biblioteca Provinciale Melchiorre Delfico e Prospettiva Persona.