Pescara. Si terrà a Pescara, dal 24 al 31 marzo prossimo, l’evento “Migrantes – La sfida dell’incontro”, organizzata dal Centro Culturale e dal Centro Servizi per il Volontariato di Pescara.
Il Circolo Amiternino ospiterà la mostra e gli incontri per confrontarsi su un tema, quello dei flussi migratori, tanto attuale, quanto complesso.
“L’evento si articolerà nella durata di una settimana, dal 24 al 31 marzo – ha sottolineato il vicepresidente del Csv, Casto Di Bonaventura – inizierà con un discorso di introduzione alla mostra, dove interverranno un esule afgano che sta facendo una sua battaglia per l’inserimento adeguato nel nostro occidente, e da monsignor Perego, che è stato appena nominato vescovo ed è direttore generale dell’associazione Migrantes. Poi ci sarà l’inaugurazione della mostra e durante la settimana ci sarà un momento per le scuole la mattina e per tutti gli altri nel pomeriggio. Durante la settimana ci saranno degli incontri molto interessanti che si svolgeranno nel Circolo Amiternino, uno sui corridoi umanitari il 26 marzo, poi ci sarà la presentazione del libro di Vito Moretti il 28 marzo ed il 30 ci saranno delle testimonianze di migranti che si sono integrati positivamente nel territorio della nostra regione Abruzzo. Da quello che mi hanno detto, ci sono circa 244 milioni di persone che vivono in nazioni diverse da quelle della loro nascita e ci sono stati circa 26 milioni di italiani tra la fine dell’800 e l’inizio degli anni ’80 che sono andati a vivere altrove. Quindi questo è un fenomeno molto interessante e che è scoppiato in maniera drammatica e le modalità con cui si svolgono le migrazioni in questo momento sono veramente disumane e questo crea moltissimi problemi sia per la vita delle stesse persone che per chi poi deve accoglierle. Non possiamo restare a guardare senza far nulla, del resto questo è un tema su cui si sta dibattendo tantissimo ed il papa ha sottolineato che si tratta di persone e come persone vanno trattate”.
Anche nel 2016 decine di migliaia di migranti sono arrivati in Italia, soprattutto via mare, e nel nostro Paese vivono ormai stabilmente 5 milioni di stranieri. Dietro i numeri si nascondono migliaia di storie di donne e di uomini: da dove vengono, cosa cercano, di quali vicende umane sono protagonisti? Arrivano sulle nostre coste e gli europei, gli italiani in prima battuta, sono costretti a domandarsi cosa significa accogliere? Com’è possibile incontrare chi appartiene ad un’identità diversa dalla nostra? Come si può vivere insieme? I Governi nazionali faticano a condividere una strategia comune per fronteggiare un fenomeno epocale che suscita polemiche e divisioni nell’opinione pubblica e nella politica.
“La Caritas ha delle strutture ricettive per l’accoglienza – ha rimarcato Luigina Tartaglia, responsabile dell’Ufficio Mondialità della Caritas – l’idea è quella di accogliere, accompagnare e sostenere le persone che sono presenti. Il motivo della nostra presenza nel sostenere questa mostra è la cultura della conoscenza del fenomeno. Spesso si parla del fenomeno della migrazione per sentito dire, comunque c’è la cultura oggi legata a fenomeni di paura, in realtà quello che ci preme oggi è conoscere ed approfondire la conoscenza di questo fenomeno affinché ci sia l’accoglienza per permettere la relazione, di prospettiva. Ci interessa far sì che si parli di immigrati non più come un problema, ma come delle persone con dei volti e delle storie perché l’esperienza che facciamo in Caritas è proprio questa, l’esperienza di persone che portano con sé un bagaglio culturale. Quindi l’accoglienza che riserviamo è fatta di strutture ma di accompagnamento, ci tengo a dire che le persone che accogliamo sono accompagnate e la Caritas si prende cura di loro, abbiamo strutture di prima e di seconda accoglienza”.
La mostra itinerante “Migranti – La sfida dell’incontro”, patrocinata dalla Fondazione Migrantes, propone un percorso di immedesimazione nelle vicende umane di coloro che partono in cerca di un futuro migliore, raccontando come il rapporto con queste persone riguardi ciascuno di noi, nella consapevolezza che l’incontro è la dimensione fondamentale di ogni esistenza umana. Oltre all’inaugurazione sono previsti tre incontri di approfondimenti sul tema.
Il programma. Venerdì 24 marzo alle ore 18 all’Auditorium Petruzzi inaugurazione della mostra con monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, Antonio Blasioli, presidente del Consiglio Comunale di Pescara, Farhad Bitani, educatore, co-fondatore di Global Afghan Forum e autore del libro “L’ultimo lenzuolo bianco, monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Domenica 26 marzo alle ore 18 progetto dei corridoi umanitari, Comunità di Sant’Egidio. Mercoledì 28 marzo ore 18 presentazione del libro di Vito Moretti “Il colore dei margini”, sarà presente l’autore. Giovedì 30 marzo alle ore 18.30 l’integrazione possibile, testimonianze dell’associazione “On The Road”, famiglia Di Biase, Movimento dei Focolari.
Altre informazioni sono disponibili sui siti degli organizzatori www.circoloculturalepescara.org e www.csvpescara.it, sulle pagine Facebook del Centro Culturale e del Meeting Mostre.
“Questa è una mostra che viene da Rimini e la ospitiamo a Pescara a partire dal 24 marzo – ha spiegato il presidente del Consiglio Comunale di Pescara, Antonio Blasioli – e mette a disposizione della cittadinanza di Pescara il confronto. Si tratta di un confronto che ci permette di conoscere le abitudini ed il modo di vivere di queste persone, i migranti. ‘La sfida dell’incontro’ si chiama la mostra perché nasce dalla conoscenza: fare amicizia, capire, conoscere ed il modo migliore e questo è il modo migliore per accogliere. Del resto la cittadinanza di Pescara già nel passato è stata costretta ad espatriare per lavoro, penso all’entroterra pescarese, alle miniere in Belgio e non solo, alla tragedia di Marcinelle. Noi come allora adesso siamo tenuti ad accogliere chi viene alla ricerca di un briciolo di felicità. L’idea è quella di far crescere la consapevolezza della città di Pescara rispetto al diverso, cerchiamo di far capire che parliamo sempre non di numeri ma di persone con delle tragedie famigliari che sono alle loro spalle e pensare all’Italia come punto di approdo: chi viene in Italia pensa poi di tornare nei Paesi di origine e quindi scelgono l’Italia perché è il luogo più vicino da cui si proviene”.