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martedì , 29 Aprile 2025
Ultime Notizie

    Bussi, domani il decennale del sequestro della Discarica “Tremonti”, la storia dell’Abruzzo verde cambiò.

    Pochi mesi dopo gli attivisti evidenziarono la contaminazione che aveva raggiunto addirittura i pozzi S. Angelo e da qui i rubinetti dei pescaresi e dei chietini. In realtà gli enti sapevano dei problemi fin dal 2004 ma non avvisarono nessuno (la Montedison sapeva dal 1992). Oggi grazie ad un report dell’Istituto Superiore di Sanità sappiamo che 700.000 persone sono state esposte per 25 anni, fino alla chiusura dei pozzi S. Angelo del 2007, a contaminanti tossici e/o cancerogeni e che c’è bisogno di un’indagine epidemiologica, richiesta dal Forum H2O oramai da 10 anni.

    “In realtà –scrivono i coordinatori del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua– oggi vogliamo tornare a denunciare che a 10 anni dal sequestro i dati dell’ARTA ci dicono che i veleni continuano a fuoriuscire dal sito industriale, dalla discarica Tremonti e dalle discariche 2A e 2B (sequestrate nel 2007 poco dopo la Tremonti e risequestrate nel 2013). Su queste ultime ci si può ancora camminare sopra, non sono riusciti a posizionare neanche una transenna!

    Una  vera e propria vergogna, che sta provocando il peggioramento della condizione di inquinamento. La concentrazione di Cloruro di Vinile, un cancerogeno accertato per l’uomo, nella falda sotto la Tremonti è passata da 136 volte i limiti di legge nel 2007 a 2.080 volte nel 2014. Addirittura l’1,1 dicloroetilene da 29.800 volte a 140.000!

    Nei piezometri a valle della discarica e del sito industriale che servono a monitorare la falda, alla confluenza tra fiume Tirino e fiume Pescara, nel 2016 l’esacloroetano era 5.710 volte superiore ai limiti di legge. Il Cloruro di Vinile 448 volte”.

    La bonifica non parte, denuncia il Forum H2O anche a causa del ritardo della Provincia di Pescara nell’individuazione del responsabile della contaminazione. Infatti, fin dal 2006 il Testo Unico dell’Ambiente (D.lgs.152/2006) dispone che siano le province a dover svolgere questo compito.

    “Sono passati 11 anni –esclamano gli ambientalisti– e la provincia di Pescara non ha svolto il proprio dovere. A maggio 2016 abbiamo presentato un esposto. Poche settimane fa abbiamo inviato l’ennesima lettera, che alleghiamo, con dati e riferimenti. Lo stesso Ministero dell’Ambiente ha richiamato la provincia alle sue responsabilità. Pare che qualcosa si stia muovendo ma non è accettabile che ad oggi non si sia concluso l’iter. Infatti, al di là delle risultanze processuali dal punto di vista penale, l‘individuazione del responsabile sotto il profilo amministrativo è il punto nodale per le bonifiche. Infatti per il principio “chi inquina paga”, anche per le contaminazioni storiche, sono i privati a dover intervenire per pulire.

    Se la Provincia avesse fatto subito il suo dovere, oggi saremmo a festeggiare la riqualificazione a spese dei privati della nostra vallata e del sito industriale oggi pesantemente contaminato”.

    Per far risaltare l’inerzia degli amministratori pubblici, gli ambientalisti ricordano l’assessore del Comune di Pescara Giovanni Contratti, l’unico amministratore a loro avviso, che veramente si diede da fare, in tempi che dovevano risultare ben diversi rispetto ad oggi dal punto di vista della sensibilità ambientale.

    Nel lontano 1972 ricorda il Forum H2O, denunciò pubblicamente l’inquinamento del fiume che arrivava fino a Pescara. Impose di non sversare più i rifiutti industriali nel corso d’acqua.
    “Capì subito il pericolo per le falde e addirittura l’acquedotto riconducibile alla scellerata decisione di sotterrare le scorie industriali alla Tremonti. Purtroppo quest’ultimo avvertimento non fu ascoltato.  

    Appare incredibile che la Val Pescara e tutti i comuni che oggi soffrono per l’inquinamento causato dalla chimica a Bussi e Piano d’Orta, a partire da Pescara, non ricordino ufficialmente con una strada, con una targa, con un premio o anche con un solo comunicato una delle poche persone che mantenne la schiena dritta davanti ad un colosso”.

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