L’Aquila – “Abbiamo sempre pensato che, sebbene la Giornata Internazionale della Donna sia nata dalla coscienza femminile, per rivendicare i propri diritti nel lavoro e nella società, questa potesse essere anche un’occasione in cui le donne si festeggiano per segnalare la loro forza e la loro autonomia.
Tuttavia, quest’anno, a cento anni dalla rivolta delle operaie di Pietrogrado, non possiamo non aderire all’appello di “Non una di meno” che afferma “Non abbiamo nulla da festeggiare, abbiamo tutto da cambiare”. Così le assessore del Comune dell’Aquila, Betty Leone, Emanuela Di Giovambattista ed Emanuela Iorio annunciano la loro adesione allo sciopero globale delle donne l’8 marzo.
“É cresciuta infatti in tutto il mondo una mobilitazione, per svelare come la violenza sulle donne sia strutturale all’organizzazione sociale basata sulla loro subalternità. Nel lavoro le donne costituiscono la quota maggiore della disoccupazione, –rimarcano le assessore aquilane– escono più difficilmente degli uomini dalla precarietà, guadagnano meno degli uomini, subiscono veri e propri ricatti sessuali. In famiglia hanno il carico maggiore del lavoro di cura, di cui non viene riconosciuto neanche il valore economico, mentre è sempre più raro che emerga nel dibattito politico una voce femminile autorevole.
Partendo da quest’analisi, che condividiamo, abbiamo ritenuto giusto aderire allo “sciopero globale delle donne”, lanciato dalle Argentine e che ha avuto l’adesione di 22 Paesi.
Saremo presenti alle iniziative che ci saranno anche nella nostra città: l’assemblea cittadina organizzata dalla CGIL che si terrà all’Auditorium dalle ore 12.00 alle 14.00, il sit-in alla rotatoria dello Stadio delle ore 16 e il corteo che partirà dalla Fontana Luminosa alle 17,30 organizzati da ‘Fuori Genere‘ ”.
Dalle amministratrici cittadine l’invito alle cittadine aquilane, lavoratrici, studentesse, casalinghe, a partecipare allo sciopero nelle forme che riterranno possibili e alle iniziative programmate.
“Le invitiamo –spiegano infine– a rendere visibile la loro assenza dai luoghi in cui vivono perché dal giorno dopo si possa capire meglio il valore della loro “presenza”.