venerdì , 22 Novembre 2024

Luigi Tenco, alla ricerca della verità a 50 anni dalla morte. Un incontro del Laboratorio informativo

Il LABORATORIO INFORMATIVO, nell’organizzazione dei suoi eventi-incontri mensili, venerdì 17 febbraio alle ore 20.45 presso la sua consueta sede dell’Hotel Prestige in via Marinelli 102 a Montesilvano, presenterà un’affascinante serata con Giuseppe Bità, presidente dell’Associazione presidente dell’Associazione Luigi Tenco 60’s La Verde Isola, che ci guiderà in quella assurda notte che culminò con la morte del grandissimo Luigi Tenco.

Ingresso libero e gratuito.
Gradita la prenotazione su Facebook
https://www.facebook.com/events/442011466189812/
oppure con un sms (338 7904647 oppure 349 8507186)

27 gennaio 1967

È la serata centrale del festival di Sanremo. La cittadina ligure è come sempre invasa dal rutilante mondo dello spettacolo italiano al completo. Sul palco del Casinò di Sanremo è Mike Bongiorno a presentare, assieme a Renata Mauro. Tutt’Italia segue l’evento, un’Italia diversa, per certi versi migliore, per certi versi peggiore rispetto a quella di oggi. Il clima è quello degli anni ’60, le suggestioni quelle dell’Italia che ormai si allontana sempre di più dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale, costruendo con questa rinascita la propria identità. Il Festival è vinto dalla canzone “Non pensare a me” proposta da Claudio Villa e Iva Zanicchi; Ornella Vanoni, arrivata quarta, cantava “…la festa è finita e gli amici se ne vanno…”, ma quella sera un amico non andò mai via… e la manifestazione del 1967 fu da allora ricordata come la più tragica.

Luigi Tenco arriva a Sanremo per presentare un brano in coppia con Dalida, cantante italiana nata in Egitto e vissuta a Parigi per alcuni anni. Hanno in programma di presentare un duetto su “Ciao amore ciao”.  Nonostante il connubio tra due voci decisamente valide e particolari, la canzone non ha successo. La giuria di Sanremo la scarta e, quando è il momento di scegliere un brano da ripescare, ad essere favorita è “La rivoluzione” di Gianni Pettenati. Tenco è furioso, amareggiato. Sente che la sua canzone non è stata apprezzata come avrebbe dovuto essere. Trova ingiusto il verdetto della giuria.

 

Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente
cinque anni del della vita.Faccio questo non perchè sono stanco
della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico
che manda “io tu e le rose” in finale e ad una commissione che
seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a 
qualcuno. Ciao. Luigi

La questione ha una risonanza enorme. Le telecamere RAI sono fisse su Sanremo, in quei giorni, e di conseguenza la notizia si diffonde rapidamente. Il mondo della musica è scosso. Gli omaggi si sprecano. Fabrizio De Andrè scrive “Preghiera in gennaio” per Tenco. Dentro e fuori dal mondo musicale tutti ne parlano e tutti hanno opinioni diverse. Alcuni sostengono che il cantante sembrasse in cattive condizioni psicofisiche già prima e durante l’esibizione, altri che non avesse realmente voglia di partecipare al festival; il dettaglio dei piedi incastrati sotto l’armadio e del proiettile che non è mai stato trovato portano alcuni a ritenere che il cantante non si sia davvero suicidato, ma piuttosto sia stato assassinato. Seguendo questa ipotesi, il fratello Valentino riesce ad ottenere, nel dicembre 2005, la riesumazione della salma per ulteriori analisi.

Il caso è definitivamente chiuso pochi mesi dopo, nel febbraio 2006. Il verdetto finale è confermato. Suicidio. Ancora oggi a cinquanta anni da quella sera ci si chiede il motivo. Ci si chiede se sia davvero possibile commettere un gesto del genere per una delusione professionale legata ad un singolo evento, ad una singola edizione di Sanremo, ad un unico momento della propria carriera artistica. Per Lucio Dalla, suo grande amico, non è così. “Io escludo che si muoia per una canzone”, affermerà in un’intervista. Ci si chiede se ci fossero altre motivazioni che vanno oltre la sfera puramente artistica.

Gli ultimi mesi del 1966 sono stati per Tenco densi di ansie e paure. Ha anche acquistato una pistola per legittima difesa, che custodisce nel cruscotto della propria automobile. Sa che da quando ha compiuto quel viaggio in Argentina la sua vita è stata stravolta, ma non immagina che avrebbe generato un effetto domino sulla propria esistenza.

Ma nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967, succede qualcosa che oggi, a cinquanta anni di distanza, si può affermare, non fosse stato contemplato. Ufficialmente Luigi Tenco si toglie la vita con un colpo di pistola alla tempia destra, ma sono ancora molte le incongruenze, le ombre e i silenzi che permangono attorno a questa morte. Oltre ai particolari che continuano a emergere e che fanno sì che la domanda: “è stato un suicidio o un omicidio?”, sia più che lecita. Quella notte c’è uno strano silenzio intorno alla stanza 219. Il giornalista Sandro Ciotti stava lavorando al pezzo da inviare al giornale, mentre nelle stanze contigue alloggiavano Lucio Dalla e Jimmy Fontana. Nessuno però ha sentito lo scoppio del proiettile.

Quel che è certo è che quella sul caso Tenco, una vicenda che si può ormai annoverare tra i misteri d’Italia, verrà ricordata come un’inchiesta investigativa condotta in maniera grossolana e confusionari. Sono molte le ipotesi formulate sulla morte del giovane cantautore. Si è parlato di droga, di debiti e di Marsigliesi (l’organizzazione criminale operante tra Francia e Italia durante la prima metà degli anni 70). Ma anche di un coinvolgimento del governo italiano. C’è poi chi ha diffuso la voce che Tenco fosse un dirigente del Partito socialista, legando ciò alle ragioni del delitto. Il sospetto è che all’epoca, qualcuno – gente con le mani in pasta nel mondo dello spettacolo e con forti legami con ambienti eversivi di destra – utilizzasse insospettabili artisti per agevolare lo scambio e il trasporto di informazioni da un Paese all’altro, aggirando i controlli con estrema semplicità.

 

Luigi Tenco, tutti sapevano e tu?

Nella serata organizzata dal LABORATORIO INFORMATIVO proveremo con la conferenza “Luigi Tenco, tutti sapevano e tu?”, già portata in scena a Bitonto (BA) e Ricaldone (AL), a risvegliare la coscienza delle persone ancora convinte del suicidio di Luigi Tenco. Nel corso della serata verranno illustrate dettagliatamente le cinque prove dell’ “omicidio” di Luigi Tenco, prove sostenute attraverso una petizione da oltre 80.000 persone e nello specifico verrà dimostrato con elementi forti, logici e tecnicamente validi che:
1.     La mano di Luigi Tenco non ha sparato.
Sono assenti le polveri da sparo dalla mano di Tenco. La pistola non ha sparato (condizioni della pistola – pulita ed oleata dopo lo sparo).
2.     La pistola di Luigi Tenco si trovava nella sua auto quando Luigi Tenco è morto.
Come ha fatto a suicidarsi? La pistola sotto i glutei di Luigi Tenco non è la sua Walther Ppk, ma una beretta d’ordinanza in dotazione alla Polizia.
3.     Alcune prove sono state volutamente contraffatte.
Ferite lacero contuse sul volto di Tenco.
A Luigi Tenco è stata cambiata la camicia prima di fare le foto per la scientifica.
Il capo di Tenco è stato fasciato per nascondere le ferite.
4.     La lettera di addio di Tenco non puo’ essere considerata valida ai fini dell’accertamento della verità.
Non è una lettera di addio ma l’ultima pagina di una lettera di denuncia dove oltre a denunciare lo sporco gioco delle scommesse a Sanremo annuncia il ritiro dalle scene musicali.
5.     Luigi Tenco è stato ucciso in una spiaggia.
Il cantante non è stato ucciso nella sua camera di albergo e successivamente il cadavere è stato poi riportato nella camera 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo.
Lucio Dalla è stato testimone oculare del trasporto in stanza del cadavere da parte degli assassini.

In conclusione Giuseppe Bità tratterà il possibile movente dell’”omicidio”.

 

Luigi Tenco 60’s – La verde isola è un’associazione di persone che porta avanti attività culturali e sociali su Luigi Tenco solo ed esclusivamente per l’amore nei confronti dell’artista..

 


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