Pescara. Sarà in concerto con “Largo al Factotum” al Teatro Massimo di Pescara il prossimo 26 gennaio. Si tratta di Stefano Belisari in arte Elio, noto ai più per essere il fondatore ed il leader del gruppo Elio e le Storie Tese, che abbiamo raggiunto telefonicamente ed ha gentilmente risposto a delle nostre domande sullo spettacolo che porterà nel capoluogo adriatico e non solo.
– Sarà di scena a Pescara con “Largo factotum”, che tipo di spettacolo ci aspetta?
– “È uno spettacolo in cui c’è una voce cantante che sono io e un pianoforte accompagnante che sarà il maestro Prosseda ed il personaggio più importante che sarà il volta pagina che è colui che siede di fianco al pianista ed ha il compito di voltare la pagina al tempo, all’istante corretto perché se il volta pagina sbaglia il tempo di una voltata pagina salta tutto. Poi con questo spettacolo, che è di canzoni e di arie d’opera, l’obiettivo che ci siamo posti è quello di mettere nell’adeguata luce l’importanza del ruolo del volta pagina”.
– In questo show emerge la sua poliedricità, come nasce la sua passione per diversi generi artistici?
– “Nasce dal fatto che a me piace tutto, io sono un onnivoro dal punto di vista degli ascolti, per cui mi appassiono di tutti i generi, di tante cose e negli ultimi anni sono rimasto impressionato dalla lirica, dall’opera e anche dalla musica contemporanea. Abbiamo in Italia un certo numero di compositori contemporanei che lavorano con passione e devo dire anche lontani dal grandissimo pubblico ma che mi entusiasmano moltissimo perché sono una sorta di esplorazione dell’ignoto come quando Livingstone e Burton avevano scoperto le sorgenti del Nilo in Africa. Per cui andrebbero ascoltati con più attenzione e frequentati anche di più”.
– A suo avviso che tipo di rapporto c’è tra musica classica e rock?
– “È un argomento a cui penso da molto tempo. La definizione di componimento classico è un qualcosa che abbiamo attribuito noi, i posteri di questi grandi antichi. In realtà se ci pensiamo questi compositori nel momento in cui hanno composto queste musiche che abbiamo adesso noi: dettare delle forme d’arte che possano essere musicali, di tipo strumentali e suscitare l’interesse degli ascoltatori che è un po’ obiettivo di chi oggi compone musica. Il componimento è diverso da quello che noi possiamo immaginare perché anche se noi riprendiamo con rispetto tanti classici spesso al loro tempo sono stati dei classici. Questo dimostra che il pubblico davanti a questi artisti si comportano come noi ci comportiamo noi oggi con gli artisti pop. Per me se ci avvicinassimo agli autori classici con la stessa attenzione con la quale ci avviciniamo agli artisti pop, avremo grandissime soddisfazioni”.
– In questo spettacolo collabora con Roberto Prosseda, ci parli di questo connubio artistico.
– “Una collaborazione che nasce innanzitutto dalla condivisione di idee fra cui quella che ho appena detto che potremmo sintetizzare con la frase ‘considerare gli artisti classici come persone in carne ed ossa e non considerarli come se fossero dei semidei intoccabili’. Siccome ci sono cose che pur partendo da punti lontani arrivavamo a delle stesse conclusioni, abbiamo deciso di organizzare uno spettacolo che facesse avvicinare il pubblico a questi temi. Per cui quello che andremo a mettere insieme è un concerto sicuramente strano, ma che ha come obiettivo sicuramente quello di avvicinare un pubblico di non appassionati ad un tipo di musica e di composizioni interessanti e non ovvie alle quali forse non si sarebbero mai avvicinati”.
– Soprattutto con “La terra dei cachi” e “La canzone mononota” è stato protagonista di alcuni Festival di Sanremo, che cosa si aspetta dalla prossima imminente edizione?
– “Io ho sempre detto sul Festival che gli voglio tanto bene, lo considero sempre alla stregua delle feste come la Pasqua o il Carnevale, ogni anno arrivano queste feste che rendono tutti felici ed il Festival è una di queste feste. A me piace quando è brutto e credo che quest’anno mi piacerà tantissimo”
– Per concludere, si è trovato diverse volte dalle nostre parti, qual è il suo rapporto con la nostra regione?
– “Il mio rapporto con l’Abruzzo è strettissimo perché i miei nonni,i genitori del mio papà, erano abruzzesi, per cui nutro un grande more per gli Abruzzi. Ogni tanto ci ritorno, è una terra bellissima che ha dato i natali a personaggi che mi entusiasmano tra i quali Rocky Marciano, Maccio Capatonda e Rocco Siffredi, una grande triade. Per non trascurare Gianluca Ginoble, componente de Il Volo, che è originario esattamente del paese dei miei nonni, Montepagano, in provincia di Teramo. Quindi agli Abruzzi voglio molto bene”.