Pescara – Un comunicato stampa diffuso questa mattina dal coordinamento nazionale No Triv ha rilanciato l’allarme per Ombrina Mare. La Rockhopper Italia ha infatti chiesto una proroga per tenere attivo il permesso di ricerca (titolo minerario), la cui scadenza è al momento prevista per il 31 dicembre prossimo, relativo al contestatissimo pozzo, pubblicata nell’ultimo bollettino dell’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse.
Questo nonostante sia in vigore il divieto, contenuto nella legge di stabilità 2016, di rilascio di nuove concessioni in mare in una fascia di 12 miglia marine dalla costa, in base al quale la richiesta della Rockhopper Italia di avviare le attività estrattive è stata a suo tempo respinta.
Il permesso di ricerca è invece tuttora vigente, ed è di questo permesso che è stata chiesta la proroga. Non avrebbe alcun senso, spiegano in una nota congiunta i responsabili del WWF Abruzzese e di Legambiente, visto che lo sfruttamento è vietato, se non quello di tenersi “in ostaggio” (ripetiamo l’espressione utilizzata dal Coordinamento No Triv) una fetta dell’Adriatico in attesa di eventuali future norme contrarie alla volontà popolare.
Dopo il rigetto della Istanza di Concessione a Coltivare che tutti conosciamo sotto il nome di Ombrina Mare, restava attivo il titolo minerario la cui scadenza, prevista a maggio 2015, era stata tenuta in sospensione per ben 2 volte.
“Sia la prima che la seconda richiesta (datata 27 novembre 2015) di sospensione del decorso temporale erano state presentate dalla società petrolifera in conseguenza della Istanza di Concessione. La proroga oggi vigente–ricorda il WWF e Legambiente–venne infatti concessa “… a decorrere dal 1 gennaio 2016 e fino alla data dell’eventuale conferimento della concessione di coltivazione di idrocarburi a mare di cui all’istanza “d 30 B.C-.MD” e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2016”, anche per permettere alla società Rockhopper di provvedere alla manutenzione e alla tenuta in sicurezza del pozzo Ombrina Mare 2. Proprio in relazione a quest’ultima motivazione e alla necessità di smontare le strutture già impiantate in mare – si augurano le associazioni ambientaliste– potrebbe nascere la richiesta di proroga. Nel luglio scorso abbiamo seguito le fasi di chiusura mineraria del pozzo ‘Ombrina Mare 2Dir’: manca a quanto ci risulta lo smontaggio della struttura emersa, che avrebbe dovuto essere completato entro la fine dell’anno in ”.
La Rockhopper secondo gli ambientalisti a questo punto potrebbe voler guadagnare tempo per questa onerosa e impegnativa operazione.
Il bollettino riferisce della pervenuta richiesta di proroga.
Legambiente e WWF si riservano, attraverso un accesso agli atti, di verificare le motivazioni e intanto si associano con convinzione alla richiesta del Coordinamento chiedendo al Ministero dello Sviluppo Economico di comportarsi coerentemente con la normativa in vigore chiudendo definitivamente le porte a un progetto frutto di una visione novecentesca dell’economia, da sempre “bocciato” senza mezzi termini dalla popolazione abruzzese “in quanto dannosa per l’ambiente e rovinosa per l’economia tutta del territorio regionale. Non a caso del vasto movimento che si è opposto a Ombrina –dicono i coordinatori WWF e Legambiente.– hanno fatto parte, accanto alle grandi associazioni e a tantissimi movimenti locali, forze imprenditoriali e sindacali, partiti, amministrazioni e persino la Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana.
WWF e Legambiente ricordano per inciso che se il presidente del Consiglio e il Capo dello Stato avessero, come sarebbe stato loro dovere, firmato il decreto per la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina sulla base del lavoro svolto dal commissario straordinario, la questione sarebbe probabilmente già risolta e per sempre”.