In particolare n. 3 aspetti risultano molto ben definiti e non suscettibili di alcun dubbio:
- La Regione Abruzzo, esclude qualsiasi ipotesi di realizzazione di un inceneritore nel proprio territorio, non condividendo le scelte delineate nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 2016 (c.d. “Decreto Inceneritori”) che individua i deficit registrati a livello impiantistico per i diversi contesti territoriali e le modalità del loro soddisfacimento. Alla luce delle previsioni del Piano, come già prospettato con la DGR n. 226 del 12 aprile 2016, si ribadisce la non sussistenza di condizioni oggettive per prevedere un impianto di incenerimento in Abruzzo in quanto non sostenibile nè tecnicamente nè economicamente.la riorganizzazione dei servizi di raccolta, basati su sistemi domiciliari, che ha comportato in questi anni un costante aumento della percentuale di raccolta differenziata, il cui obiettivo minimo è fissato al 2022 al 70% su base regionale.
- la riorganizzazione dei servizi di raccolta, basati su sistemi domiciliari, che ha comportato in questi anni un costante aumento della percentuale di raccolta differenziata, il cui obiettivo minimo è fissato al 2022 al 70% su base regionale
- la Regione Abruzzo, tra i diversi modelli gestionali dei flussi di rifiuti che venivano precedentemente ipotizzati, sceglie senza tentennamenti o inganni, il modello del “recupero di materia”, sia attraverso l’organizzazione di sistemi domiciliari di raccolta differenziata (cd “porta a porta”), sia attraverso il recupero “possibile” di altri materiali dalle frazioni residue di rifiuti (cd ”Rifiuti indifferenziati”). Tutto ciò comporterà anche adeguamenti impiantistici che potranno consentire la qualificazione del rifiuto secco residuo da selezione impiantistica attraverso l’intercettazione delle componenti valorizzabili (in primis materiali plastici, metallici e, ove possibile, cellulosici). Il Piano disegna un “modello gestionale” basato su prestazioni medie attribuite al complesso delle filiere di trattamento. Infatti, gli impianti “TMB con recupero di materia spinto”, prevedono lavorazioni finalizzate ad estrarre dal rifiuto indifferenziato residuo frazioni recuperabili in forma di materia (es. plastiche, carta, metalli) quantificabili in circa il 15% del flusso trattato.
Lo scenario globalmente prefigurato farà si che, a obiettivi conseguiti, siano ampiamente rispettati i target fissati dalla Commissione europea in materia di “preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani e assimilati” pari al 50% al 2020 (art.11, Direttiva 2008/98/CE, recepito nell’ordinamento nazionale con D.Lgs. 152/06 – art.181)
«Su questi aspetti si vuole discutere – interviene il Sottosegretario Regionale Mario Mazzocca – e si chiede un confronto che abbia i caratteri del rigore scientifico e della realtà dei fatti e non ci si pieghi, come spesso accade, a ragionamenti dettati dalla disinformazione e privi di logica o intrisi di demagogica strumentalizzazione politica. Ogni riflessione sul tema dovrebbe tener conto dell’utilizzo delle migliori tecnologie e degli effettivi risultati gestionali che le stesse offrono nella gestione dei flussi di rifiuti»
«Come si può notare – continua il Sottosegretario – il confronto con l’attuale situazione gestionale evidenzia in maniera chiara ed inequivocabile:
- la contrazione della produzione complessiva;
- il considerevole aumento dei quantitativi di rifiuti avviati a recupero di materia;
- il contenimento dell’avvio a recupero energetico (invariato a livello % ma in diminuzione in valore assoluto);
- la significativa contrazione dello smaltimento in discarica.
“I nostri atti – conclude Mazzocca – per la prima volta avviano concretamente, sul territorio regionale, la stagione dell’economia circolare. L’inganno, se non un tradimento, è quello continuamente perpetrato nei confronti degli abruzzesi da parte di taluni esponenti politici, che continuano a mentire sapendo di farlo, a diffondere notizie destituite di ogni fondamento sul nuovo “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” e ad alimentare la cultura del sospetto. A tal riguardo, si rispedisce al mittente l’antipatico, falso e tendenzioso riferimento ad un presunto ruolo predominante del privato: ricordo che quando c’era da far valere le sacrosante ragioni dei territori e delle comunità il sottoscritto non ha esitato un attimo a farli propri e ad agire contrastando anche qualche cosiddetto ‘potere forte’, con i fatti e non con le futili chiacchiere degne del novello ‘partito del torchietto’».