Montesilvano – Il LABORATORIO INFORMATIVO, nell’organizzazione dei suoi eventi-incontri mensili, ha l’onore di presentare una approfondita chiacchierata con il professor Francesco Maria Giovanni Stoppa, docente Ordinario di Geochimica e Vulcanologia presso l’Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara, e con Antonio Romano, presidente della Protezione Civile – Val Pescara. La serata sarà l’occasione per conoscere ed approfondire tematiche serie e recentemente salite alle cronache: il professor Stoppa, partendo dalla analisi degli ultimi terremoti, cercherà di sciogliere ai più dubbi ed allarmismi da naso all’in sù a vedere le oscillazioni del lampadario e sfaterà alcune leggende metropolitane.
Il terremoto spiegano i responsabili del Laboratorio informativo non è la reazione della natura contro l’uomo, ma è il respiro del pianeta che l’uomo deve sapere interpretare costruendo in modo adeguato. Molte sono le cose da fare, ad iniziare dalla attuale carta della pericolosità sismica che appare inadeguata e andrebbe aggiornata.
L’Italia è situata ai margini della confluenza della placca africana con quella euroasiatica. È per sua natura in movimento proprio per questa localizzazione: gli Appennini e le Alpi sono soggetti a terremoti. Esiste un catalogo dei terremoti, esiste una carta di pericolosità per l’intero territorio. Eppure nel terzo millennio paesi interi vengono distrutti dagli eventi sismici.Il professor Stoppa illustrerà in maniera chiara, semplice e accattivante la differenza di terminologia tra allerta e allarme: il primo è lo stato di vigilanza che bisognerebbe mantenere sempre, mentre il secondo è un segnale d’immediato pericolo.
Nell’incontro verranno approfondite le modalità su come instaurare una buona comunicazione con i cittadini e quali sono i criteri di prudenza e cura che bisognerebbe attuare in periodi “di semaforo verde”, cioè senza precursori. Quando si mette a punto un piano regolatore o quando più semplicemente si costruisce una casa bisogna sempre considerare il fattore terremoto come un evento possibile cui si può andare incontro. Le cartine geografiche che delimitano le zone sismiche sono realizzate su delle basi statistiche, per cui non sono dati certi ma possibili. Ogni comune dovrebbe redigere la carta di pericolosità e rischio idregeologico su basi reali e non politiche.
IL METODO PSHA
Il professor Stoppa, fanno sapere i coordinatori del Laboratorio informativo, in particolare, ci parlerà dell’insufficienza del metodo PSHA e come proprio questo metodo riscuota “successo politico”: l’attuale carta di pericolosità Italiana è basata su di un modello di analisi della probabilità detto PSHA (Probabilistic Seismic Hazard Assessment).
Alla base del metodo PSHA c’è il tentativo di stimare la “probabilità” che avvenga un sisma con una certa intensità, in un certo luogo e lasso di tempo. A tal scopo sono impiegate le informazioni sulle zone sismogenetiche, ovvero le aree di crosta terrestre dove, sulla base delle informazioni tettoniche in nostro possesso, si possono generare i terremoti, i cataloghi parametrici, certe assunzioni probabilistiche, e le “leggi di attenuazione”, espressamente citate nella Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3724/2003.
In realtà non si tratta di leggi
ma di semplici relazioni prive di solide basi fisiche
che stabiliscono in modo empirico e grossolanamente non verificato
quanto si attenui un’onda sismica nella sua propagazione
dall’ipocentro, attraverso la crosta terrestre.
A partire dal 1993 è stato sviluppato un metodo denominato neo deterministico, NDSHA, che consiste nell’uso della modellazione realistica della propagazione delle onde sismiche tenendo conto della morfostruttura del territorio la cui fisionomia attuale è il risultato dell’azione prevalente di fattori endogeni, quali le grandi catene montuose, gli archi vulcanici insulari, gli altopiani, le estese depressioni, eccetera. Tale modellazione è eseguita seguendo le leggi fondamentali della fisica e non ricorrendo a relazioni empiriche che violano le leggi della meccanica del continuo che stanno alla base della teoria dell’elasticità, note come relazioni di attenuazione.
IL METODO NDSHA
L’Italia ha un eccellente catalogo dei terremoti, almeno per terremoti con magnitudine superiore a 5. Il metodo NDSHA permette di sfruttare al meglio l’unicità di questo catalogo definendo in modo più accurato la magnitudo dei possibili terremoti. Il metodo si è dimostrato poi efficace quando si vuol conoscere il grado di sicurezza di un edifico, ad esempio sottoponendolo ad una analisi vibrometrica che permetta di verificare il suo livello di staticità, mediante uno scuotimento virtuale dell’edificio stesso (attraverso dei complessi programmi di calcolo) sottoposto a onde sismiche realistiche.
Nonostante l’approvazione da parte della VIII Commissione permanente Ambiente, Territorio, Lavori Pubblici della Camera dei Deputati della risoluzione (conclusiva) 8-00124/2011 e il DDL C. 1184 dell’11 giugno 2013 – XVII Legislatura ad oggetto “Delega al Governo per l’adozione del Piano antisismico nazionale”, allo stato attuale, è ancora in vigore la carta di pericolosità basata su PSHA. Eppure nelle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008 3.2.3.6) in materia d’isolamento sismico delle costruzioni civili e industriali veniva ribadita la necessità di “prevedere che, per la valutazione dei dati di pericolosità sismica, si affianchi al metodo probabilistico quello deterministico e, comunque, che il progettista di strutture isolate sismicamente faccia riferimento anche ai dati ottenuti con quest’ultimo metodo per determinare lo spostamento massimo di progetto degli isolatori”.
Il modo per prevenire gli effetti dei terremoti c’è:
non si può sapere quando il terremoto avverrà,
ma la sua forza e dove sarà localizzato li possiamo sapere.
Perché non si fa nulla?
Non vorremmo mai più vedere una comunità annientata dal terremoto come quello che è venuto ad Amatrice, ad Accumoli, a Pescara del Tronto oppure a Norcia, ultima in ordine di tempo, ma sappiamo che gli interessi dei piccoli come quelli dei grandi proprietari si sommano. Una casa in zona sismica di colpo perde il suo valore. La paura di vedere depauperato il proprio patrimonio edilizio, fa sì che si cerchi ogni possibile soluzione, anche contro se stessi.
Il patrimonio immobiliare italiano è vetusto e solo il 27 % delle nuove case ubbidisce a criteri antisismici, nonostante l’obbligo di costruire con criteri di sicurezza antisismica. Tutti gli immobili il cui progetto è stato depositato dopo il 30 Giugno 2009 devono rispettare criteri di anti sismicità. Per il resto siamo in una zona grigia aperta a qualsiasi nefandezza.