Pescara –dopo la triste vicenda olandese Phileas, il tempestivo intervento dei comitati ha per ora bloccato l’operazione TUA per la quale si sarebbero dovuti riciclare una decina dei vecchi filobus in giacenza dal 2009 nei depositi a cielo aperto dell’ATAC. Nel servizio mandato in onda sulla rete locale , Rete 8, rinvenibile sul sito della testata, la conferma del maldestro tentativo reso pubblico nel corso della popolare trasmissione “L’Arena” di Rai Uno condotta da Massimo Giletti.
Un’ipotesi che sembrerebbe sventata, benché gradita allo stesso presidente D’Amico, il quale – alla Commissione Regionale di Vigilanza del 28 luglio scorso – ha dichiarato che prima di Natale i filobus li vedremo sfrecciare sulla strada parco da Montesilvano a Pescara. Sennonché, secondo i portavoce dei comitati cittadini, Ivano Angiolelli e Maurizio Biondi, la dirigenza TUA nel suo complesso e la Direzione regionale di riferimento insistono “nel pessimo consolidato comportamento omettendo considerazioni tecniche e politiche”.
Nell’elencare alcuni aspetti, i comitati ricordano anzitutto la non idoneità del tracciato nell’accogliere i mezzi pesanti tipici del trasporto pubblico di massa su entrambe le corsie di marcia, sia per la tenuta strutturale del sottofondo, sia per le dimensioni anguste della carreggiata e dei marciapiedi per lunghi tratti non a norma. A ciò si aggiunge il sedime per lunghi tratti alle persone con disabilità, per la presenza di barriere architettoniche.
Nei numerosi tavoli tecnici tenuti in Regione, – ricordano Angiolelli e Biondi – il Presidente D’Alfonso ha fatto verbalizzare l’indirizzo politico volto a soprassedere alla scelta di un sistema filoviario, in linea con le indicazioni formalizzate dal Comune di Pescara, a vantaggio di mezzi moderni dotati di batterie di bordo di ultima generazione, meglio sostenibili sul piano dei costi di gestione e manutenzione in esercizio, oltre che privi di impatto ambientale sul paesaggio. Tuttavia aggiungono “in netta controtendenza con gli esiti dei tavoli tecnici, sono in questi giorni in atto le operazioni di collaudo del sistema di elettrificazione, funzionali – secondo gli addetti ai lavori – a poter conseguire la risoluzione contrattuale, a debito dell’appaltatore inadempiente, del contratto di fornitura stipulato il 21 maggio 2007. E’ stato richiesto allo scopo, il 31 ottobre 2015, un conforme parere legale che tarda inspiegabilmente a pervenire”.
Secondo i portavoce dei comitati dunque si tratterebbe di un “vero e proprio guazzabuglio inestricabile, quando sarebbe viceversa dovuta la chiarezza e la trasparenza fin qui mancate clamorosamente in una vicenda ultra ventennale incompiuta”.
In una lettera che i due portavoce avevano indirizzato al Presidente della Regione, D’Alfonso, e della TUA, D’Amico, Angiolelli e Biondi ricordano come mezzi bimodali ipotizzati in esercizio a Pescara (elettrico/elettrico o Diesel/electric) sono falliti dappertutto. Ultimo caso, il Trollino Solaris di Roma (del tipo elettrico-elettrico) ove dei sessanta veicoli messi in esercizio, in pochi anni neppure uno di essi e’ rimasto in circolazione. Se si vuole davvero una filovia, tanto varrebbe mettere in conto di elettrificare l’intero percorso da servire.
“Senza considerare – aggiungono – il pregiudizio ai tempi di percorrenza, che sono il vero ‘appeal’ dei sistemi BRT, procurato dai possibili malfunzionamenti che occorrono all’aggancio automatico delle aste di captazione al bifilare aereo, non sempre garantito dalla presenza dei tegolini. Non è infrequente, infatti, l’intervento col bastone d’indirizzamento di antica memoria a opera dell’autista. Vi è poi la questione irrisolta della tenuta strutturale del sottofondo stradale, della “guida vincolata” indispensabile a fini di sicurezza di esercizio. Per finire con la pista ciclabile sconnessa, quindi non percorribile, oltre all’impianto di illuminazione vetusto e inefficiente”.
Secondo Angiolelli e Biondi “è avvilente che l’ingegner Virginio Di Giambattista, responsabile degli impianti fissi presso il MIT, possa architettare, dopo il bidone olandese, una soluzione tanto misera quanto improponibile. Mentre non vi è traccia alcuna dell’operato della Commissione ministeriale di Sicurezza, incaricata alla verifica del corretto impiego del cospicuo finanziamento deliberato con eccessiva superficialità dal CIPE consenziente”
“In realtà, il tracciato dedicato non è pronto neppure per le prove di funzionamento utili a verificare i benefici attesi dall’infrastruttura in termini di domanda di trasporto sostenibile. Prove, semmai, da eseguire ben prima di decidere l’investimento malamente programmato, fin qui foriero in via esclusiva di danni ambientali e patrimoniali rilevanti.
È oltremodo avvilente che debbano essere, come in questa vicenda ultra ventennale angosciante, i cittadini incolpevoli ad affannarsi per rimediare alle leggerezze gravi delle Istituzioni”.