Pescara – La presenza di un orso in una zona limitrofa del Parco, ancorché a basse altitudini, è un segnale positivo, e l’unica strategia per il futuro (attuabile solo se questi episodi dovessero ripetersi frequentemente) è quella di indurre l’orso ad allontanarsi dai luoghi abitati attraverso l’utilizzo mezzi non offensivi. Ma non tanto per salvaguardare le persone, quanto gli orsi stessi, che potrebbero essere oggetto di reazioni sconsiderate da parte di cittadini “non preparati” a questa convivenza, o che correrebbero il rischio di finire sotto una macchina, com’è accaduto già diverse volte in Abruzzo. A questo proposito è necessario fare azione di informazione e comunicazione, in primis verso i giovani, organizzando, ad esempio, corsi di educazione ambientale e facendo conoscere da vicino la realtà del Parco, accompagnando i ragazzi nell’area faunistica e nel Museo dell’Orso di Palena. E’ stata questa è la conclusione dell’incontro terminato ieri in tardo pomeriggio.
Al tavolo tecnico erano presenti, la Provincia di Pescara, rappresentata dal Presidente Antonio Di Marco, che è anche sindaco di Abbateggio (il Comune nel quale lui stesso ha avvistato l’orso) Giulio Honorati, Comandante della Polizia Provinciale; il Corpo Forestale dello Stato, rappresentato dal Comandante provinciale Giancarlo D’Amato e Clara D’Arcangelo, del coordinamento territoriale Ambiente del Parco della Majella; il biologo del Parco della Majella, Antonio Antonucci; il Sindaco di Caramanico, Simone Angelucci e l’ambientalista, Camilla Crisante, già responsabile del Servizio Parchi della Provincia di Pescara ed ex presidente regionale del WWF.
L’incontro era stato sollecitato dal Presidente Di Marco dopo che lui stesso, lo scorso 24 ottobre, aveva incrociato un orso bruno lungo la provinciale che attraversa Abbateggio, in pieno centro abitato. “Oltre ad essere rimasto positivamente colpito e aver provato una grande emozione – ha detto – mi sono dovuto porre il problema della percezione della sicurezza dei miei concittadini, che ora mi chiedono se è sicuro uscire in auto o a piedi quando viene il buio, e che evidentemente, già provati dagli assalti di cinghiali e anche di lupi, non si sentono sufficientemente protetti da altre incursioni da parte di un animale che è mite, ma che sicuramente provoca apprensione se lo si incontra fuori casa”.
“Il problema dell’aggressività del lupo non si pone – ha assicurato il biologo Antonucci – in quanto l’orso è un animale pacifico: mai nella storia della regione si è registrato un episodio di aggressione agli uomini da parte di un orso che vive nei nostri Parchi. L’orso cerca da mangiare: è attratto dagli alberi da frutta, dalle carcasse di animali. La sua aggressività è notevolmente inferiore a quella di un cane randagio. Il suo vagare nelle aree limitrofe intorno al Parco è il segno della vitalità della specie (evidentemente la popolazione sta crescendo) e che l’area protetta nella quale vive, è sana. Inoltre l’orso si muove molto. Percorre anche 50, 60 km al giorno, per cui è possibile vederlo vagare anche ai confini del Parco, alla ricerca di cibo”.
Tutto questo però pone nuovi problemi agli enti preposti al controllo e alla salvaguardia della fauna del Parco.”Dobbiamo innanzitutto informare la popolazione – ha detto il Comandante del Corpo Forestale D’Amato – facendo comprendere che non bisogna lasciare rifiuti e carcasse di animali abbandonati nei centri abitati vicini al parco”.
Anche Camilla Crisante ha ribadito che l’orso è un indicatore biologico: significa che il territorio è in buona salute. “Ma a questo punto ci vuole più attenzione anche nella predisposizione dei calendari venatori ed è necessario mettere in atto uno studio, precedentemente fatto redigere dalla stessa Provincia, contenente le linee guida per la prevenzione di incidenti stradali causati dalla fauna selvatica”.
“Siamo pronti a lavorare con i tecnici del Parco e con la Provincia – ha detto Clara D’Arcangelo – per l’opera di sensibilizzazione verso la popolazione e anche per utilizzare mezzi di deterrenza all’avvicinamento dell’orso ai centri abitati, nel caso ce ne fosse bisogno. Mezzi non nocivi, ovviamente, in modo da proteggerlo e tenerlo lontano dalle strade e dalle autostrade. L’orso non deve abituarsi a cercare il cibo tra i rifiuti creati dagli uomini: deve fare la sua vita selvatica e noi dobbiamo indurlo a tornare nel proprio habitat”.