Orsi, camosci, orchidee, aquile reali e decine di altre specie ed habitat hanno bisogno di tutela.
Vietare nei SIC nuove captazioni idroelettriche e la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, mettere in sicurezza le infrastrutture per la fauna.
Pescara – L’Abruzzo ha un record in Europa di cui andare fieri, la ricchezza in specie ed habitat, ma, assieme alla altre regioni italiane, è sotto procedura d’infrazione per la sua politica del gambero: fa un passo in avanti e due indietro non approvando le azioni per la tutela e la corretta gestione di questo patrimonio di valore mondiale. La Commissione Europea un anno fa, il 23 ottobre 2015, ha attivato la procedura d’infrazione 2015/2163 contro l’Italia e l’Abruzzo ai sensi dell’articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, concernente la mancata designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e la mancata adozione delle misure di conservazione. Violazione degli articoli 4(4) e 6(1) della direttiva 92/43/CEE (Eu Pilot 4999/13/ENV).
La biodiversità abruzzese è così preziosa che il 38% del territorio abruzzese è nella Rete Natura2000 voluta dall’Unione Europea con la Direttiva “Habitat” 43/92 del 1992. Le norme comunitarie prevedono che i Siti di Interesse Comunitario siano trasformati entro un lasso di tempo, ampiamente superato, in Zone Speciali di Conservazione, con specifiche misure di conservazione e piani di gestione comprensivi di misure per lo sviluppo territoriale. Le azioni di tutela devono essere attivate anche nelle Zone di protezione Speciale per l’avifauna (ZPS).
Tra le misure di conservazione spiegano i coordinatori della Stazione ornitologica abruzzese Onlus, alcune sarebbero utili ad evitare proprio i gravissimi fatti che hanno assurto agli onori delle cronache in queste ore, la messa in sicurezza di strade e infrastrutture per la fauna.
“Poi servono norme attente di conduzione dei pascoli con un carico di bestiame che non danneggi i rari habitat montani. Oppure una gestione sostenibile delle foreste con tagli al di fuori del periodo riproduttivo dell’avifauna lasciando in piedi gli alberi maturi ricchi di rifugi per i chirotteri. La nostra regione con l’assessore Febbo aveva finalmente attivato, grazie ai fondi del precedente Piano di Sviluppo Rurale, la redazione di decine di Piani di gestione, –commenta la Onlus ambientalista– in larga parte affidandone la stesura ai comuni e alle aree protette che si sono avvalsi di università ed esperti (anche la stessa S.O.A. ha collaborato per 5 di essi).
Molti piani sono stati già condivisi a livello territoriale con i portatori di interesse e per una volta i tempi di consegna degli elaborati alla Regione sono stati rispettati. Diverse ricerche hanno portato a scoperte importanti per la tutela delle specie e degli habitat e sono stata addirittura pubblicate e divulgate in consessi scientifici nazionali ed internazionali. Insomma un lavoro di cui andare fieri.
La Regione a questo punto doveva attivare quindi la procedura di approvazione finale dei Piani garantendo un’ulteriore partecipazione dei portatori d’interesse attraverso la procedura di Valutazione Ambientale Strategica con pubblicazione dei documenti e periodo per le osservazioni del pubblico.
Invece da oltre un anno tutto è bloccato per una ridicola spirale politico-amministrativa che non ha senso. I consiglieri della vecchia maggioranza che i Piani li ha voluti ora fanno incredibilmente ostruzionismo. La nuova amministrazione ha avviato un percorso di approvazione accidentato fatto dell’ennesima proposta di legge quando si potrebbe usare la legge urbanistica del 1983 (legge 18/1983, articoli 6 e 6bis) per la procedura di approvazione”.
Un caos questo che vede la Commissione Europea pronta a sanzionare pesantemente la Regione, spiegano gli ambientalisti, da cui ora si cerca di venire fuori dall’impasse con una semplice Delibera di Giunta di approvazione delle sole misure di conservazione. “Una scorciatoia che rischia di trasformarsi nella classica buccia di banana e in un boomerang per via del fatto che norme di questa portata devono comunque essere approvate secondo procedure ben più approfondite–avvertono gli ambientalisti– e, soprattutto, attraverso la partecipazione del pubblico. La Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus da un lato ha comunque contribuito con specifiche osservazioni inviate nei giorni scorsi al documento redatto dagli uffici regionali affinché sia migliorato, aggiungendo ad esempio, misure per contrastare la deriva petrolifera vietando nelle aree Natura2000 e in quelle immediatamente limitrofe le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e per limitare lo sviluppo di nuovi elettrodotti, ma dall’altro ritengono che debbano essere adottati dalla Giunta direttamente i Piani, anche perché consentono di accedere alle risorse comunitarie per il sostegno al turismo e all’agricoltura, avviando così l’iter di approvazione definitivo. La Natura abruzzese non può più aspettare: la Giunta Regionale dia risposte”.