Di Russo spiega, nella sostanza (la rimozione degli alberi pericolanti è un’azione deliberata e finanziata a prescindere dalla pista ciclabile) e nella forma. Ma soprattutto nella rappresentazione di una città meno vivibile e civile che i ciclisti avrebbero contribuito a rendere tale. Le città per respirare hanno bisogno di meno traffico e molto verde urbano, e nessuno più di noi, ciclo-ambientalisti, ha a cuore lo stato delle piante, dell’aria, dell’ambiente, del paesaggio.
«Pescarabici si dissocia totalmente dalla fuorviante opinione di alcuni, –commenta la Presidente FIAB Pescarabici– secondo cui l’abbattimento sarebbe stato necessario per realizzare la corsia ciclabile in via Regina Margherita, e dunque che “la mobilità” – come qualcuno ha detto – sia ostaggio di un manipolo di ciclisti urbani”. Pescarabici dissente totalmente dall’opinione di alcuni di considerare superflua una corsia ciclabile quando a distanza di cento metri c’è una pista ciclabile (quella della riviera) che, secondo gli stessi, dovrebbe essere l’unico percorso autorizzato per le due ruote. Mi chiedo: dove vivono quelli che non si sono accorti che migliaia di persone, a Pescara, ogni mattina inforcano la bici per andare al lavoro, percorrendo le strade più comode e in linea con un percorso che sia il più breve e comodo possibile? Viale Regina Margherita è una strada ideale per andare in bici, ancorché piacevole (grazie ai filari degli alberi) protetta dai palazzi e servita da negozi. Insomma una strada che ha tutte le caratteristiche per diventare una strada di facile fruizione e convivenza tra pedoni, ciclisti e automobilisti (in Europa si definisce “living street”). E bene ha fatto l’amministrazione comunale a pensare di trasformarla in ragione di quella che è la sua funzione naturale, istituendo una zona 30, con il limite di velocità per i mezzi a motore, restringendo la carreggiata per le auto e inserendo una corsia ciclabile, impedendo di fatto quell’incivile e diffusissimo fenomeno del parcheggio in doppia fila».
Pescarabici spiega di dover dissentire con la Giunta comunale non tanto sull’opportunità o meno di abbattere alberi fragili o malati, quanto per il fatto che tale decisione è stata assunta senza la necessaria e preventiva comunicazione ai cittadini, e senza la partecipazione e la consultazione delle associazioni ambientaliste, “che sarebbero state ben felici di contribuire alla risoluzione di un problema che mette a rischio la salute di tutti (ciclisti, pedoni, automobilisti) ma anche la conservazione del paesaggio storico della città”.