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lunedì , 14 Aprile 2025
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La più bella Italia nel mondo

Tanta gente che per bisogno ha fatto fagotto, costretta a stabilire la dimora in terre lontane non dimentica la via da cui è partita, e continua a sospirarla, ripercorrendola con il ricordo. Molti tornano e ritornano, e sono accolti con un abbraccio. Per loro è come se non si fossero mai allontanati. Goffredo li segue, li ascolta, li racconta.

Mario Fratti, uno degli autori di teatro più famosi al mondo, aquilano di nascita, si è stabilito a New York dal ’63, ma per lui ogni occasione è buona per rivedere la sua città, tormentata e offesa. L’ultima volta, per la prima al Teatro Comunale di “Frigoriferi”, uno dei suoi brillanti lavori, tradotto in “musical” dalla Compagnia Mamo e dall’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta dal maestro Luciano Di Giandomenico. E nel mese di settembre, per la presentazione del suo romanzo “Diario proibito – L’Aquila anni Quaranta”. Fratti è come Palmerini, gira il mondo, presenta le sue opere (ne ha scritte circa novanta tradotte in 22 lingue) e scopre nuovi sentieri. Vola in Brasile, Canada, Argentina… e ripiomba a New York. Cronista scrupoloso, attento, indagatore, Palmerini prende nota dei successi di Fratti, va a visitare l’illustre concittadino, lo intervista e ne scrive pagine belle e sentite.

Laura Benedetti, aquilana anche lei, ha ricevuto a Washington un ambito riconoscimento: “Three Wise Women” conferito dall’Organizzazione Nazionale Donne Italo-americane. La motivazione indica i meriti della Benedetti nella critica letteraria, ma anche l’infaticabile impegno speso nella diffusione della cultura italiana. E Goffredo riferisce la notizia in ogni dettaglio, indugiando sugli scritti della concittadina sulla letteratura medievale e sulla sua attività di curatrice della voce letteratura italiana per l’Encyclopaedia Britannica “Year in Rewiew”, inanellando i tanti seminari, incontri, convegni da lei organizzati, come “Dopo la caduta: memoria e futuro”, tenutosi all’Aquila nel giugno 2010.

Nulla sfugge a Goffredo. Informato di tutto, viaggiatore accanito, sempre alla ricerca di storie da narrare, non esita a prendere un treno o un aereo per raggiungere un luogo, una persona, un talento da descrivere, per farli conoscere agli altri. Nell’agosto di tre anni fa è stato a Cellino San Marco per la Settimana per la promozione della Puglia nel mondo: “Ospitalità dalla terra dei Messapi al Salento”. E ha illustrato il patrimonio artistico, paesaggistico, culturale, enogastronomico, storico della zona, accennando alle sue origini magno greche.

Ha seguito gli ospiti nelle visite al sito archeologico di Muro Tenente, a Mesagne, alle Colonne Romane di Brindisi, al grandioso e festoso Barocco di Lecce, ai trulli di Alberobello. E cita anche le persone che svolgono incarichi meno rilevanti, come il brigadiere Capoccia che, avendo l’incarico di agevolare i rapporti con e tra i visitatori, si è distinto nel fare gli onori di casa all’ambasciatore d’Albania Neritan Ceka, il quale ha confidato che, quando dall’altra sponda dell’Adriatico pensano all’Italia, la prima terra che immaginano è la Puglia, molto più conosciuta delle altre dalle loro parti. E ha parlato di Al Bano Carrisi, definendolo “ambasciatore di Puglia straordinario ed amatissimo”.

Palmerini è un infallibile trait d’union tra gli italiani che sono rimasti e quelli che hanno cercato il pane altrove; tra gli italiani e i fratelli stranieri. I suoi scritti invogliano alla conoscenza di quanto accade nei nostri confini e oltre; esortano a vedere se stessi nel prossimo, al dialogo, alla solidarietà reciproca.

“C’è un antico rapporto d’affezione, quasi d’amore tra New York e l’Italia”, dice nel libro. E così titola un capitolo: “A New York e Princeton con nel cuore l’Aquila candidata a capitale europea della cultura nel 2019”. E s’inoltra nella storia: “Lì, a New Amsterdam, nel 1635 andò anche a risiedere il marinaio veneziano Pietro Cesare Alberti. Il primo italiano. La città andò avanti quasi in tranquillità fin quando il governatore Peter Stuyvesant nel 1657 fece sapere ai quaccheri inglesi, nel frattempo arrivati, che non erano molto graditi”.

Affascinano le pagine di Goffredo Palmerini. Leggendole si ha la sensazione di compiere viaggi edificanti da un Paese all’altro; di essere fisicamente di fronte a persone mai viste, di ascoltare in presa diretta le loro voci, le loro esperienze. Palmerini ama la gente, non solo quella abruzzese sparsa per il mondo. Va a cercarla e ne traccia un ritratto palpitante. Con uno stile limpido, scorrevole, delicato. Avvincente. Espone i fatti con lealtà; penetra nei personaggi con notevole capacità d’introspezione psicologica. I suoi scritti sono affollati di situazioni, protagonisti di grandi eventi, di maestri della scrittura e della tavolozza…

 

Ed ecco “Taranto. Oltre la notte”, presentato a Roma nella Biblioteca del Senato, “per mantenere accesa una luce sui drammi di Taranto e L’Aquila”. Con un intervento di Tiziana Grassi, che invoca un patto di fratellanza fra le due municipalità…. “E per quanto arduo sia un parallelo tra i problemi delle due città – dice Palmerini – l’una martoriata nel suo habitat ambientale, l’altra devastata dal terremoto, resta comune il fatto che la loro rinascita passa per un forte impegno del sistema Paese congiunto in un sapiente impegno sociale”. L’impegno che lui ha dimostrato nel consiglio comunale della sua città e poi come assessore e vicesindaco.

 

C’è un tesoro in “Le radici e le ali” (che comprende anche scritti di altri autori), fatto di vite vissute, di iniziative intraprese, di luoghi memorabili. Charleroi, per esempio, dove nell’agosto del ’14 i tedeschi sconfissero i francesi e dal 27 al 29 settembre 2013 si è svolta l’assemblea del Consiglio regionale degli Abruzzesi nel mondo. Palmerini naturalmente ci è andato. In una giornata di sole, “di quelle tiepide, come promettono le incipienti ottobrate romane…Man mano che l’aereo guadagna il nord s’increspano nuvole candide e cirri, disegnando al suolo arabeschi d’ombre lungo la costa toscana e sulla campagna frammentata di colture cangianti nelle tonalità del verde e delle terre di Siena…”.

 

Il libro ha un ampio corredo di foto: panorami e brani di paesi, chiese, monumenti, feste patronali con processioni, palazzi patrizi, vedute dall’alto. Illuminano l’appendice: “L’Italia dei Sogni a Milano” di Francesco Lenoci; “L’Italia dei Sogni è un paese possibile” di Lucilla Sergiacomo; “L’Italia dei Sogni, dove la natura fa parte del risveglio” di Flavia Cristaldi.

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