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martedì , 29 Aprile 2025
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Referendum sociali: depositati primi quattro quesiti scuola e il quesito opzione “trivelle zero” presso la Corte di Cassazione

L’Aquila – Ieri 17 marzo 2016, è stato depositato presso la Corte di Cassazione un quesito referendario per l’opzione “trivelle zero”; Il quesito è stato presentato da una delegazione di attivisti provenienti da Basilicata, Molise, Lombardia, Abruzzo, Marche, Trentino e Veneto, tra i quali tre rappresentanti abruzzesi del Coordinamento No Ombrina/Trivelle zero, Alessandro Lanci, Augusto De Sanctis, Domenico Ranieri.

Contemporaneamente sono stati depositati presso la Corte di Cassazione i quattro quesiti referendari contro la legge 107, detta “Buona Scuola” (school bonus, obbligatorietà ore alternanza scuola lavoro, super-poteri del Dirigente Scolastico, comitato di valutazione). Il comitato promotore, composto da FLC CGIL, Cobas, Unicobas, Unione degli Studenti, Lip Scuola, Gilda, e da altri soggetti sociali che hanno preso parte al deposito, si propone di raccogliere dal 9 aprile almeno 700 mila firme per arrivare nella prossima primavera a celebrare il referendum, previa pronuncia di ammissibilità da parte della Corte Costituzionale.

Il 23 marzo sarà presentato invece un quesito abrogativo dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia contro gli inceneritori, che con i precedenti andrà a comporre il pacchetto dei referendum “sociali”.

«Questa nuova tornata di referendum “sociali”, –spiegano i coordinatori– accompagnata da una petizione popolare contro i decreti Madia (che mira a privatizzare i servizi pubblici), intende aprire una nuova stagione democratica per far riprendere parola ai cittadini, su temi quali la scuola pubblica, l’ambiente, i beni comuni, vessati dagli ultimi vent’anni di politiche neoliberiste e autoritarie, di cui l’attuale Governo è pieno interprete. L’obiettivo è intrecciare la raccolta di firme con quella per i diritti sul lavoro e il relativo referendum, per completare un pacchetto di proposte per la democrazia e i diritti per tutte e tutti.

Poiché l’attacco ai beni comuni e alla partecipazione attiva dei cittadini alle scelte sul territorio e per i diritti sociali è sistemico, occorre che tale sia anche la risposta collettiva, per dare forza e coerenza alle tante esperienze di resistenza contro la devastazione e di proposta di un mondo altro».

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