Nonostante questo, sono tanti gli episodi di razzismo provenienti dagli spalti. Andando a ritroso basti pensare alla banana lanciata a Dani Alves, in occasione del match tra Villarreal e Barcellona dell’Aprile del 2014, o più recentemente ai “Bhu” razzisti rifilati a Koulibaly nella gara dell’Olimpico tra Lazio e Napoli. Si sa “la mamma dei cretini è sempre incinta” ma il male non si sconfigge con altro male. Sul rispetto e nella lotta contro il razzismo, sono molto attente e sensibili la Renato Curi Angolana e la Caldora Calcio, che dei propri atleti e degli atleti avversari, hanno RIGUARDO. Le due società girano l’Abruzzo per i vari campionato di tutte le categorie del settore giovanile. Al campo Zanni, i Giovanissimi di Michetti, insieme agli ospiti, a fine partita celebrano il “Terzo tempo”, nel pieno rispetto tra tutti gli atleti presenti. Non è sempre stato così, in trasferta, per i giocatori della Curi Angolana e della Caldora Calcio, che si sono visti costretti a digerire episodi, poco gradevoli e irriguardosi, nei confronti dei propri atleti. Proprio per questi accadimenti, le due società hanno deciso, in occasione della gara casalinga tra Angolana e Giulianova Giovanissimi, di scendere in campo con una maglietta con la scritta “NO RACISM”, un segno importante e palese per sottolineare, se ce ne fosse ancora bisogno, il RISPETTO verso tutti, che essi siano: bianchi, gialli, rossi, neri, verdi o blu. “NO RACISM” è il grido della Renato Curi Angolana e della Caldora Calcio, ma dovrebbe essere il grido di tutti.
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