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giovedì , 17 Aprile 2025
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Anpci, il coordinatore abruzzese Bellisario contro la fusione dei piccoli comuni

“In Abruzzo – spiega – se passasse questa proposta di legge, circa 250 Comuni (l’82% dei 305 Comuni Abruzzesi) avrebbero due anni di tempo per fondersi con altri enti e scomparire fino a raggiungere la soglia minima di 5.000 abitanti. A livello nazionale invece verrebbero tagliati circa 5700 Comuni cioè il 70% dei municipi italiani. E pensare che in Francia i comuni sono circa 37.000, in Germania più di 12.000, mentre in Italia sono considerati troppi 8.000, stranamente e contro la tanto decantata armonizzazione. Pensare di modificare il Testo Unico degli Enti Locali, introducendo la soglia minima di 5.000 abitanti è un attacco all’autonomia decisionale, gestionale ed organizzativa dei Comuni sancita dalla Costituzione”.

Anche perché fa sapere l’ANPCI, i piccoli comuni hanno sempre associato e continueranno sempre ad associare volontariamente i servizi quando ottengono anche un minimo risparmio e non con le unioni di comuni o associazionismi forzosi che hanno fallito perché comportano aumenti pazzeschi di spesa.
“La politica del Governo nei confronti dei Comuni, soprattutto di quelli di minore dimensione – attacca il coordinatore regionale Bellisario – è devastante. I Comuni sono in ginocchio, privi di ogni risorsa economica ed i Sindaci sono costretti a fare gli esattori/strozzini di uno Stato sempre più iniquo che mette in crisi le aziende, le famiglie ed ogni cittadino. Abbandonare e vessare i piccoli Comuni significa lasciare il territorio in balia del dissesto idrogeologico. Ai comuni virtuosi non lascia neppure la possibilità di sostituire il personale che va in pensione, mentre il debito pubblico, nonostante la tanto citata revisione della spesa, continua a volare, perché la cosiddetta spending review riguarda solo gli organi periferici”.
“Occorre – conclude il sindaco di Perano – accantonare la politica di austerità e puntare finalmente sulla crescita e lo sviluppo. E’ necessario avere soprattutto dalle istituzioni nazionali esempi di sobrietà, perché lo sperpero di denaro pubblico non riguarda i piccoli enti locali dove spesso gli amministratori operano come volontari rinunciando totalmente ad ogni forma di indennità. Il Governo dovrebbe ascoltare i sindaci in trincea se vuole salvare l’Italia e non soltanto le grandi associazioni delle autonomie che gli danno sempre ragione e spesso cattivi consigli pur di mantenere i propri privilegi e quelli delle aree metropolitane in dissesto finanziario dove spesso è costretto intervenire con leggi ad hoc”.
Non a caso l’ANPCI ha modificato il proprio statuto e tanti comuni fino a 15.000 che condividono le proposte dell’associazione possono ora aderire.
Mentre da marzo fino al referendum sulla riforma costituzionale, previsto per il mese di ottobre, l’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia organizzerà assemblee pubbliche per informare la popolazione non solo sulle difficoltà oggettive in cui i piccoli centri sono costretti a vivere, ma anche “sull’attacco alla democrazia ed all’autonomia di ogni Comune”.

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