«Il testo predisposto dal commissario – spiega Di Tizio – rappresentava già una concessione alle realtà locali. Nella proposta della regione si va oltre e si delinea quello che appare come un parco burletta, nel quale i sindaci e l’ANAS possono dichiarare “di rilevante interesse pubblico” qualsiasi strada e cementificare a proprio piacere. Non ci dimentichiamo che questa è la Regione che ha già devastato un tratto integro di costa con una strada, la Postilli-Stazione di Tollo, perfettamente inutile alla collettività». «C’è anche di peggio – aggiunge Di Marco – quando si pretende di far salvi gli strumenti urbanistici solo adottati e non ancora approvati: una scelta in contrasto con la legge quadro sui parchi oltre che con il buon senso. È evidente che lo stallo di questi 15 anni è dovuto all’incapacità di guardare oltre le ragioni del cemento che al pari del petrolio attanaglia la nostra regione in un’ottica di bad economy». L’impressione di WWF e Legambiente è che la politica locale, non potendo più fermare il Parco, lo voglia svilire per la sostanziale miopia politica di chi continua a coniugare lo sviluppo del territorio principalmente con l’occupazione del suolo e il cemento mentre occorrerebbero piani regolatori a zero consumo di suolo, piani di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, azioni di riqualificazione e rigenerazione urbana e una tutela del paesaggio agrario che è parte fondamentale del brand turistico della costa dei Trabocchi. Tutto ciò rende ancora più palese quanto fosse strumentale la discussione sui pericoli per l’agricoltura: è facile chiedersi difronte a questo potenziale scenario quanto di questo suolo tra cinque anni resterebbe a disposizione degli stessi agricoltori.
Bisogna invece guardare al futuro e alla green economy come scelte che diano finalmente risposta a scommesse da troppo tempo disattese e che costituiscano il futuro per l’intero territorio e per le nuove generazioni affinché abbiano la possibilità di un’occupazione possibile e fuori dai vecchi schemi che sono la causa della crisi che ci ha avvolti, non certo la soluzione. La richiesta che le due associazioni rinnovano ancora una volta è che la Presidenza del Consiglio dei Ministri vari l’atteso decreto sulla base di quanto disposto dal commissario e non di chi sta cercando di salire in corsa su un treno che ha avuto a disposizione e ignorato per 15 lunghi anni. Circa la governance sarà bene ricordare infine che, legge alla mano, il consiglio del Parco è composto da otto membri la metà dei quali scelti dai Comuni del territorio. Nel Parco Nazionale della Costa Teatina ci sono otto comuni, uno su due sarà nel consiglio, ma forse, dati i precedenti, i nostri politici non saranno capaci neppure di mettersi d’accordo su questo…