Montesilvano. «Il sindaco Maragno farebbe bene a non imporre più comunicati stampa a Gabriele Di Stefano per riparare alla solenne bocciatura». In un intervento i Consiglieri di Abruzzo Civico-Montesilvano Democratica Lino Ruggero e Paolo Rossi tornano a chiedere le dimissioni del sindaco Maragno dopo le oramai note vicende che ieri in consiglio comunale hanno portato alla bocciatura della permuta dell’area di via Giovi con quella di via Verdi per la realizzazione di una nuova Chiesa nel quartiere di Villa Carmine, in contemporanea le precisazioni del consigliere Di Stefano che spiega perchè ha scelto di votare contrariamente .
Criticando il consigliere Di Stefano, gli avversari politici Ruggero e Rossi commentano «E’ strano infatti come il consigliere, eletto in quota Pd, ma in preda a continui stati confusionali così come nelle precedenti amministrazioni in cui siedeva, abbia rimosso i messaggi inviati al mio telefono prima del consiglio comunale, esortandomi ad arrivare in orario per votare in maniera contraria alla delibera sulla chiesa. Di Stefano non provi a smentire visto che è tutto documentato, in tal caso farebbe l’ennesima brutta figura».
«Come lui tanti altri sono la prova di una continua Babele in atto al Comune di Montesilvano. Questa maggioranza, dove tutti accusano tutti dietro le quinte per poi trovare la quadra con l’unico intento di non perdere le poltrone, è ormai allo sbando e neanche Cozzi e Orsini con le loro dichiarazioni sono riusciti a rimediare alla brutta figura di Maragno, che dovrebbe presentare le dimissioni annunciate a microfoni accesi durante il consiglio comunale».
Per i consiglieri di Abruzzo Civico-Montesilvano Democratica lo scivolone di questa maggioranza è legato, ad un fatto politico “visto che è stato proprio il sindaco a chiedere alla maggioranza di contarsi prima della votazione”.
«Un intero quartiere è stato preso in giro da un sindaco che ha pensato bene a fare promesse al parroco senza fare i conti con un voto democratico espresso in consiglio –rincalzano Ruggero e Rossi– E così Maragno, oltre alle varie pedine perse durante questi due anni e ai camaleontici acquisti dell’ultim’ora, è stato punito dall’assenza di coerenza di questi due anni.
Il grande rifiuto –spiegano– oltre ad arrivare da Valentina Di Felice (Ncd) è giunto anche da Danilo Palumbo, tra i suoi più fedeli sostenitori, che con un voto di astensione ha gettato la spugna su una situazione imbarazzante. Una votazione che rivela alla città lo stato grave in cui versa l’intera maggioranza. Un dato che segna il declino di un governo cittadino ormai alle battute finali».
Di Stefano si affida alla misericordia divina
«Certo che Dio sarà misericordioso con me come con tutti quelli che hanno votato contro la delibera, non mi dilungo sulle questioni politiche scaturite dal voto contrario o dai pregiudizi di chi rema contro per pretesto o ignoranza, ma cerco, nel mio piccolo, di esporre le questioni che hanno portato al mio voto contrario»
Così il consigliere Di Stefano precisa come e perchè ha espresso il suo voto sfavorevole e nemmeno tanto velatamente risponde al parroco della comunità della Beata Vergine del Carmelo che in una nota destinata ai fedeli e ai politici, commentando quanto avvenuto in assise ha scritto.«…chi ha ostacolato con parole e discorsi e chi ha bloccato lo affido alla misericordia di Dio».
«Non sono abituato, e la storia politica personale lo conferma, a votare senza capire.–commenta il consigliere del Gruppo Misto–Nel corso del mio intervento sia in consiglio sia nella commissione ho più volte posto le seguenti domande:Chiedo al Dirigente e all’Assessore, o chi per loro:
1) In questi anni quanti sopralluoghi sono stati effettuati?
2) Esiste un progetto già presentato alla CEI su Via Giovi? Esiste una risposta ufficiale?
3) Quali sono le cause ostative al finanziamento della CEI in Via Giovi?
4) Se ci sono stati impedimenti si è provato a risolverli?
5) Quale certificato di destinazione urbanistica è stato consegnato alla CEI?
6) Perché un progetto importante per la cittadinanza non è stato mai affrontato seriamente in questi dieci anni?
7) Perché la cittadinanza non è mai stata mai coinvolta su questo progetto di spostamento in Via Verdi? Per questi temi così sentiti la partecipazione popolare è fondamentale.
8) Quanti incontri sono stati fatti con i cittadini? quali i risultati?
9) Perché su Via Giovi si è riflettuto per oltre 10 anni mentre su Via Verdi si vuole bruciare le tappe tra Natale e Santo Stefano?
10) Perché il Consiglio Comunale ne è venuto a conoscenza solo il 23 dicembre 2015 e il 29 dicembre il Consiglio?
11) Perché nel 2008 il consiglio voto all’unanimità dei presenti ed oggi il Consiglio è diviso nella maggioranza stessa?
12) Per Via Verdi con quale certificato urbanistico sarà avviata?
13) È stata rispettata la verifica della quota minima di verde pubblico del 60% prescritta all’ultimo comma dell’art. 59 delle NTA per dare la destinazione F3 riportata in delibera?
14) Siamo sicuri il lotto di Via Verdi sia compatibile con la costruzione della Chiesa?
15) Si è valutato il rischio idrogeologico per l’area di Via Verdi sita nella zona bassa in prossimità del Fiume Saline?
16) I cittadini della zona di via Verdi poiché non avranno il 60% a verde potranno effettuare ricorso, spendendo risorse proprie? Perché mancare di rispetto a questi cittadini?
17) Vogliamo realizzare un’altra opera pubblica anomala come tutte quelle che caratterizzano Montesilvano? Bocciodromo, pista ciclabile, filovia, circonvallazione, scuola di legno in Via Migliorino di Pietro, …
18) Tutto questo per una differenza di superfici di 429 mq, con i vecchi conteggi e senza considerare che si potrebbe arrivare addirittura a 9.600 mq in Via Giovi?»
Il consigliere Di stefano rimarca come a suo avviso era assolutamente importante sapere se su via Giovi era possibile l’edificazione della chiesa e se questa era stata dimostrata “con le carte alla mano e non verbalmente se esistevano problemi ostativi ed insuperabili alla realizzazione del luogo di culto”.
«Allora e solo allora avrei tranquillamente votato a favore dello spostamento –conclude Di Stefano– A tutto ciò non avendo ricevuto risposta alcuna , conseguenza vuole che ero impossibilitato a votare positivamente la delibera proposta.Non ero e non sarò anacronistico, ma sono e sarò sempre proiettato a comprendere le delibere che mi vengono proposte».