Il progetto Ombrina è avversato da otto anni dai cittadini in ogni modo possibile, dalle raccolte di firme alle osservazioni sulle procedure di V.I.A., dalle grandi manifestazioni di Pescara con 40.000 persone e Lanciano con 60.000 persone alla miriade di incontri in Abruzzo e in Italia, dai sit-in davanti al Ministero dello Sviluppo Economico e al Consiglio regionale fino alle conferenze stampa in Parlamento. Se vittoria sarà, è stato in primo luogo il popolo abruzzese a meritarsela con una partecipazione senza eguali ad una lotta che sembrava impari.
«Un’intera comunità si è messa in marcia, studiando migliaia di documenti, elaborando proposte, contestando duramente chi voleva imporre un progetto surreale. Un’attività capillare resa possibile da decine di migliaia di persone, –commenta il coordinamento ambientalista– da chi ha semplicemente condiviso un post sulla sua bacheca fino agli attivisti che hanno dedicato un impegno quotidiano. Senza questo civismo non ci sarebbe stato nulla e il Governo avrebbe avuto gioco facile. Vogliamo ricordare, giusto per fare un esempio, che alla prima assemblea preparatoria della manifestazione di Lanciano parteciparono 500 persone, da semplici cittadini agli amministratori! La politica, spronata dai cittadini, si è attivata, sempre dal basso, a partire dai sindaci fino ad arrivare in regione e nelle stanze romane più ovattate risalendo la filiera del potere. Tutti gli strumenti messi in campo in questi anni dalle istituzioni sono scaturiti e hanno tratto forza dall’azione popolare. Qualsiasi cosa accada, è una vicenda che ha segnato e sta segnando la storia della regione e del paese».
Per il Coordinamento No Ombrina in questi giorni, nell’ultimo metro, non bisogna abbassare la guardia. Da un lato l’iter parlamentare dovrà essere seguito fino all’approvazione della Legge di Stabilità per verificare che l’emendamento sia approvato e magari anche migliorato, ad esempio ripristinando il Piano delle Aree con la partecipazione delle regioni. Dall’altro bisognerà stare attenti alle mosse del Ministero dello Sviluppo Economico sull’iter del procedimento amministrativo del progetto Ombrina mare.
«Ricordiamo che il prossimo 31 dicembre 2015 scade il termine di validità del titolo minerario oggi in possesso della Rockhopper, il Permesso di ricerca.–ricordano i coordinatori del No– Nel passato, anche recente, abbiamo assistito alla proroga della vigenza da parte del Ministero, con procedure molto discutibili. La decadenza del permesso di ricerca il prossimo 31/12/2015 deve essere la naturale evoluzione di quanto sta avvenendo, ponendo la parola fine a questa vicenda.
E’ comunque ovvio che la mobilitazione deve continuare anche per i tanti progetti collegati agli idrocarburi che ricadono fuori le 12 miglia e sulla terraferma visto che tutti gli scienziati considerano ormai indispensabile lasciare gli idrocarburi nel sottosuolo. Le fonti fossili stanno bene solo nei musei! Ricordiamo che appena oltre il limite delle 12 miglia, di fronte a Pescara e alla costa teramana, giusto per fare un esempio, ci sono due richieste di permessi di ricerca della ENEL Longanesi che coprono aree immense, ben 150.000 ettari di mare. Domani in comitato VIA della Regione si discute del metanodotto Larino-Chieti, utile solo a collegare eventuali nuovi pozzi con gli stoccaggi. Poi abbiamo il grande metanodotto SNAM che attraversa l’Appennino e le aree sismiche della regione. I due stoccaggi in progetto di S. Martino sulla marrucina e di S. Benedetto del Tronto. Tutte iniziative che fanno parte della strategia di trasformare l’Abruzzo in un distretto minerario e l’Italia in una piattaforma logistica per trasferire il gas verso il nord Europa senza alcun beneficio per i cittadini e per il profitto di società multinazionali.
Il vero obiettivo è l’abbandono delle fonti fossili che stanno uccidendo il Pianeta. Per questo la mobilitazione continua, collaborando e scambiando esperienze con tutti i comitati e i cittadini che in Italia e nel Mediterraneo si stanno adoperando dal basso per cambiare in meglio la realtà».