«Gli ultimi fatti – sottolinea il delegato Abruzzo del WWF Luciano Di Tizio – hanno dimostrato la fondatezza di quelle perplessità per cui ho deciso di non partecipare, pur confermando la disponibilità a un dialogo equilibrato con la partecipazione di tutti gli attori e non nel chiuso di una sala con un pubblico selezionato».
Il WWF è impegnato a livello mondiale perché si attui un piano di uscita dalla dipendenza delle fonti fossili entro il 2050 ed è preoccupato per i problemi ambientali e sociali che queste comportano, davanti alla costa abruzzese come nel delta del Niger o ovunque nel pianeta. Nello specifico della realtà abruzzese a questo dato generale se ne aggiunge uno prettamente locale: il gioco non vale la candela per la scarsa qualità e quantità degli idrocarburi disponibili, appetiti dalle multinazionali del petrolio solo in virtù di un regime fiscale per loro eccezionalmente favorevole.
«Il problema più grosso – conclude il delegato regionale WWF – è che nel caso della petrolizzazione dell’Adriatico siamo di fronte a un deficit di democrazia: al di là di qualsiasi altro discorso sui procedimenti in sé, è un fatto che si sta cercando di imporre a un territorio scelte non condivise e anzi osteggiate dalla quasi totalità di coloro che lo abitano e in spregio degli posizioni chiaramente espresse dagli enti locali. Questo è semplicemente inaccettabile, né si può spacciare un convegno di categoria come “dialogo con il territorio”».
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