“Il dolore, un tema che ci riguarda tutti, un sintomo che diventa stato di vita, che se lasciato crescere, la vita se la prende in tutti i suoi tempi, alterandone tempi, lavoro e relazioni. Una vita senza dolore è una conquista ma è soprattutto un diritto.â€
La legge 38/10 sul dolore, tra le prime in Europa, tutela all’art. 1 “il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore.
“Associate alla parola dolore ritroviamo dignità, qualità di vita, accesso alle cure, sostegno alla famiglia, LEA: sono questi elementi che fanno di questa legge un manifesto per il diritto alla cura del dolore. Il dolore – commenta la Amato – non è solo un sintomo ma uno stato che riduce marcatamente la qualità della vita.â€
“ Nelle proposte attuative, la legge introduce l’obbligo della rilevazione del dolore all’interno della cartella clinica, istituisce due reti nazionali per le cure palliative e per la terapia del dolore che garantiscano ai pazienti risposte assistenziali su base regionale e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, – ci spiega – e avvia la semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore, impone un percorso di formazione del personale medico e sanitario.â€
“La legge è davvero un vanto per l’Italia ma siamo ancora lontani dal realizzare quella uniformità sul territorio nazionale di cui si parla, sicuramente si è facilitato l’accesso ai farmaci, sensibilizzato sul tema, in alcune situazioni realizzato l’ospedale senza dolore, fatto grandi passi in avanti sulle cure palliative.â€
“Per avere la certezza che siamo lontani dagli obiettivi basta pensare che in molti punti nascita non si pratica il parto indolore, che nella formazione del personale l’antalgica non è un fondamentale, che nei sistemi organizzativi non e’ sempre prevista una Unità operativa di terapia del dolore, che il dolore perdiatrico per molti è ancora “il grande mistero” e che il dolore cronico in molte circostanze non viene trattato.â€
Non si deve per forza avere un cancro o essere morente per vedere riconosciuto il proprio dolore: è sul dolore cronico e su quello pediatrico la sfida del nostro tempo, sulla formazione ma soprattutto sulla equità.
Va verificato il livello di attuazione della legge, individuati gli indicatori e fatto il punto sullo stato dell’arte dell’antalgica, regione per regione e, di conseguenza, colmate le carenze.
Niente piu’ che una bella legge sul dolore, – conclude la Amato – non omogeneamente attuata dal sistema sanitario, brucia sulla pelle dei pazienti e nella coscienza di chi li deve curare.â€