Per stringere i tempi, questa mattina a Pescara si è riunito il tavolo delle parti sociali, convocato dal presidente D’Alfonso, e coordinato dal vicepresidente con delega allo Sviluppo economico, Giovani Lolli. L’obiettivo è predisporre schede circostanziate con le idee-misure per lo sviluppo, corredate dagli strumenti normativi attraverso i quali realizzarle, e fornire proposte concrete per superare la crisi. Soprattutto, lo spirito è individuare interventi immediatamente cantierabili che possano davvero costituire un volano per favorire la crescita regionale. Il documento, come ha spiegato il Vicepresidente, avrà tre capitoli: infrastrutture, fiscalità e incentivi, e dovrà essere snello.
Dopo aver anticipato che il dibattito sulle scelte più opportune da farsi è aperto a livello politico tra tutte le regioni del Sud, costituitesi in coordinamento, Lolli ha sviluppato un ragionamento sulle prospettive, intorno ai punti di forza della nostra regione.
Da qui potrebbe partire il negoziato con il Governo nazionale per dare al masterplan Abruzzo una definizione il più possibile calata nella nostra specifica realtà. “Noi – ha detto Lolli – abbiamo il tasso di industrializzazione più elevato tra le regioni europee, con il 25 per cento del Pil prodotto dal sistema industriale, ma abbiamo anche il record europeo del 35 per cento di territorio protetto.
Perché non pensare, per esempio, ad una progettualità che punti all’industria sostenibile?”. Certo è che, come ha precisato meglio il Vicepresidente, il masterplan deve, come chiesto esplicitamente del presidente D’Alfonso, continuare a potenziare l’armatura infrastrutturale, affinché si guardi allo sviluppo complessivo della regione, creando le precondizioni per la sua piena attrattività.
Lolli ha ricordato che senz’altro le risorse finanziarie sulle quali scommettere per finanziare le iniziative sono costituite intanto dai 133 milioni aggiuntivi, che il Governo ha confermato all’Abruzzo a titolo compensativo per il massiccio taglio legato al passaggio di regione in transizione. Ma è stato ribadito che “si stratta di utilizzare al meglio gli strumenti normativi per concretare le misure”.
Dai contratti si sviluppo locali e quegli stessi contratti di attrazione degli investimenti mai utilizzati che potrebbero far concorrere le istituzioni pubbliche i soggetti privati a rendere le aree industriali appetibili per nuovi insediamenti industriali. “Perché – ha concluso Lolli – il punto sul quale si registra più marcatamente il divario tra nord e sud, è l’assenza di significativi investimenti pubblici e privati”.
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