La manifestazione, risultato dell’impegno di un folto gruppo di volenterosi amici montesilvanesi, coordinati da Ottavio Mambella e Feliciano D’Ignazio, ripropone scene di vita e di lavoro nonché i piatti e i sapori tradizionali dell’antica civiltà contadina del territorio abruzzese.
L’iniziativa del tutto privata, a tratti teatrale, propone una scenografia tipica dell’antica trescatura con forconi, mietitura e battitura del grano, che riemergono dal passato, come per magia, a testimoniare una vita fatta di fatiche e precarietà ma anche di gioie, semplicità e socialità.
Con l’arrivo del proprietario che rinfaccia al “soccio†(mezzadro), di non aver portato formaggio e lana, in omaggio del padrone, ha inizio un simpatico teatrino che vede diverse comparse con l’intento di discutere sui quantitativi di raccolto e sulle sementi, prima di trovare l’accordo.
Non manca la storica macchina agricola, anni 50, che con la meccanizzazione del lavoro dei campi segnò il tramonto definitivo della civiltà contadina e la prima forma di modernizzazione dell’agricoltura.
Alle 18:00 infatti è partita la trebbiatura vera e propria. Nell’aia già predisposta per la trebbiatura, un gran numero di operai è pronto al proprio lavoro richiamati dal suono penetrante della sirena, udibile a grande distanza, che richiama al lavoro dei campi. Si incomincia a trebbiare sotto il rombo cupo della trebbiatrice, il polverone sollevato e i pagliai che gradualmente crescono in altezza.
Una bella festa popolare, la rievocazione della Mietitura e Battitura del Grano che, come quelle di un tempo, allietata dalla musica e dai balli fino a tarda notte, con una tavole imbandita, frutto dell’abilità dello shef villacarminese Roberto Cappellacci, con bucatini alla trescatora, pollo al forno con insalata di pomodori, rimpizze, cannoli, ricotta ed altre pietanze tradizionali insieme ad un buon bicchiere di vino.