“Bloccare e cancellare l’inutile e costoso elettrodotto Villanova – Gissi di Terna ripristinando lo stato dei luoghi†è la richiesta agli enti del Forum H2O che oggi ha presentato un secondo dossier sull’opera, dopo quello presentato a febbraio.
«A seguito della presentazione di quel dossier -commenta il Forum H2o- in cui si rilevavano difformità progettuali e criticità rilevanti e di numerose denunce da parte dei cittadini, TERNA ha presentato e sta realizzando un secondo progetto esecutivo.
Ha abbandonato, ad esempio, i sostegni “monostelo†per tornare ai tralicci classici che erano previsti nel progetto originario approvato dai ministeri competenti. Una scelta foriera di conseguenze visto che molti cantieri erano stati già approntati per la tipologia monostelo.
Inoltre è sconfortante che siano stati gli attivisti a rilevare tali difformità e non già gli enti preposti al controllo delle modalità di esecuzione dell’opera»
A sei mesi di distanza il Forum, in collaborazione con molti attivisti e solo dopo diversi accessi agli atti, ha potuto esaminare questo secondo progetto esecutivo riscontrando nuove ed evidenti criticità, sia rispetto ai contenuti progettuali sia per quanto riguarda l’iter procedurale.
Il 69% dei sostegni fa sapere il Forum appartiene a tipologie diverse dal progetto autorizzato; «moltissime campate sono di lunghezza differente, anche di centinaia di metri. Su 47 sostegni esaminati (per gli altri non è stato possibile rintracciare il dato negli elaborati) solo 2 sono rimasti identici in altezza rispetto al progetto approvato: 7 si sono abbassati ma ben 37 si sono alzati, molti di metri, con il caso limite del sostegno 49 che è più alto di ben 8 metri! In media questi 47 tralicci si sono alzati di 2,03 metri rispetto al progetto esaminato durante la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. -commentano gli attivisti H2o- Ricordiamo che il parametro dell’altezza dei sostegni per un elettrodotto è, ovviamente, centrale sia sotto l’aspetto tecnico sia per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale, ad esempio per valutare l’impatto sul paesaggio. Per quanto riguarda le fondazioni, gli elaborati del progetto approvato dagli enti riportavano una profondità massima dei pali trivellati di 15 metri. Nei nuovi elaborati del progetto esecutivo la profondità è arrivata ora a 22,5 metri, con una differenza (in aumento) di oltre il 30%».
Nel primo dossier il Forum aveva evidenziato che più di 1/3 dei sostegni ricadeva in aree a rischio idrogeologico; 4 di questi addirittura sono localizzati su frane attive.
«Ebbene, effettuando sopralluoghi, -commentano gli attivisti del Forum- abbiamo rilevato che in diversi casi vi sono nuove frane attive appena a monte dei cantieri.
Clamoroso il caso del sostegno 66, localizzato a Filetto su un versante integralmente segnalato dal PAI regionale come “a rischio frana elevatoâ€, con frana quiescente ma riattivabile. Ebbene, la frana, con le piogge primaverili, si è riattivata appena a monte del cantiere.
Le foto inserite nel dossier sono inequivocabili! Inoltre i tecnici delle ditte incaricate dei lavori hanno messo nero su bianco durante i rilievi per la redazione del nuovo progetto esecutivo l’esistenza di frane non segnalate precedentemente, neanche dalla regione. Peccato che nella relazione geologica allegata al nuovo progetto esecutivo tutto ciò non sia rilevato. E’ sconfortante pensare che in un paese dove due gocce d’acqua provocano lutti e danni un’opera di tale rilevanza venga localizzata, con il beneplacito degli enti, sia realizzata nelle aree a maggiore rischio idrogeologico».
Riesaminando gli atti dell’autorizzazione è emerso che la Regione Abruzzo aveva rilevato il 22 ottobre 2012 la non conformità urbanistica del tracciato dell’elettrodotto per diversi comuni.
«Ebbene, i ministeri hanno superato questo ostacolo argomentando sul fatto che l’autorizzazione stessa dell’opera costituisce variante automatica ai piani regolatori. Ebbene, il Forum -commentano- ha rintracciato una sentenza della Corte di Giustizia europea del 2011 in cui si stabilisce che non possono essere previste varianti “automatiche†di piani senza che sia assicurato lo svolgimento di una Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.).
Tutto ciò non è avvenuto e non si può neanche richiamare la Valutazione Ambientale Strategica del Piano Terna nazionale del 2009 che includeva quest’elettrodotto perché a scala del tutto inappropriata rispetto a varianti di un piano regolatore comunale. Tra l’altro in quel documento del 2009 non era neanche precisato esattamente il tracciato e non erano evidenziate le non conformità con i Piani regolatori rilevate, appunto, solo nel 2012».
Infine, tenendo conto dell’enorme costo di questo elettrodotto, commentano i coordinatori H2o, si parla di circa 100 milioni di euro, che ricade sulla bolletta degli italiani, si dovrebbe valutare la reale utilità dell’opera visto che si tratta del raddoppio della rete esistente.
«Nei documenti della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale era stata utilizzata una mappa contenuta nel Piano di Sviluppo di TERNA del 2009 in cui veniva evidenziata una forte criticità per l’esercizio della rete a 380 kV proprio lungo la dorsale adriatica; pertanto il raddoppio della linea appariva dirimente per la sicurezza dell’esercizio. -scrivono gli attivisti H2o- Peccato, però, che nella documentazione non si spiegava la metodologia scientifica per la quale si era arrivati a quel risultato. Gli enti, nonostante gli obblighi di verifica delle informazioni riportate dalle aziende proponenti, hanno preso per oro colato questa documentazione autorizzando il progetto. ll Forum ha trovato un documento elaborato dalla stessa TERNA per il Piano di Sviluppo 2013. Questa volta si tratta di un vero e proprio studio con simulazione basata sui dati reali di trasporto dell’energia nel periodo 2011/2012. Ebbene, per quanto riguarda il capitolo denominato “sicurezza di esercizio†la mappa cambia radicalmente e lungo la dorsale adriatica tra Foggia e Teramo non vi è alcuna criticità e rischio di sovraccarico per la rete esistente, sia quella a 380 kV sia quella a 220 kV. L’unico tratto a rischio evidenziato è quello tra Foggia e Benevento. Ci si chiede su quali basi i rappresentanti di TERNA continuano a comunicare l’esistenza del rischio black-out in Abruzzo!».
Il dossier ricalca quasi integralmente una lettera che il Forum ha inviato agli enti competenti agli inizi di Giugno; «sappiamo che è all’esame del Ministero dell’Ambiente. -fanno sapere gli ambientalisti- In queste ultime due settimane sono emersi ulteriori elementi, che a nostro avviso stanno facendo assumere un tono surreale a tutta la vicenda, soprattutto rispetto a quanto stanno facendo o non facendo gli enti deputati al controllo, in primis Ministero dell’Ambiente e Regione Abruzzo. Auspichiamo di non dover presentare un terzo dossier ma, vista la situazione, lo stiamo già predisponendo».
IL DOSSIER