Sono stati premiati: Fabrizio Corsi (Empoli), Roberto Donadoni (Parma) e Daniele Verde (Roma). Il Premio Speciale di Giornalismo “Nando Martelliniâ€, quest’anno alla sua XI edizione, è stato invece attribuito al giornalista Rai Ivan Zazzaroni.
I vincitori sono stati stabiliti da un’apposita giuria, unica per entrambi i premi, presieduta da Sergio Zavoli e composta da Italo Cucci, Gianni Mura, Gian Paolo Ormezzano, Marco Civoli, Franco Zappacosta, Ilaria D’Amico e coordinata dall’imprenditore Marcello Zaccagnini, presidente del Comitato Organizzatore. Il segretario generale del Premio è Stanislao Liberatore, colonna portante negli anni dell’evento.
La stessa giuria, accogliendo la proposta dell’Ussi – Gruppo Abruzzese Giornalisti Sportivi, ha altresì conferito uno specifico e altrettanto importante riconoscimento a Massimo Profeta, redattore dell’emittente televisiva privata Rete 8.
Il presidente dell’Empoli, Fabrizio Corsi, che negli anni ha valorizzato il made in Italy, nel ritirare il Premio, ha affermato: “Tanta passione, tanto lavoro, abbiamo cercato di scegliere le persone capaci, seguendo un certo tipo di filosofia di fare calcio, sia per chi fa il dirigente che per chi fa il calciatore dietro ci vogliono le basi, ci vuole l’esperienza per fare in modo che ci siano dei risultati. Noi siamo una cittadina come Chieti che ha fatto una politica basata sui giovani. Ci sono dei valori da seguire che sono andati un po’ persi, ce ne sarebbe un po’ più bisogno, ne andrebbe a guadagnare il calcio italiano, ma io posso solo dare dei consigli. Non si può fare andare avanti il calcio italiano quando è diventato una palestra per i calciatori stranieri. Io non riesco a limitare e a non dire le mie verità, ho una visione del calcio, vedo tanta qualità a livello tecnico ma ci sono diversi allenatori stranieri che non portano niente al calcio italiano. Sicuramente a Napoli è più difficile fare calcio che a Torino, non ‘è differenza di valori ma di come si fa calcioâ€.
Così si è espresso il tecnico del Parma, Roberto Donadoni: “È un Premio prestigioso legato ad un personaggio che ha scritto delle pagine importanti della vita sportiva, legata chiaramente all’Inter e penso che possa essere annoverato sicuramente tra i personaggi che hanno dato degli esempi positivi. la stagione travagliata a Parma? Ho cercato e cerco di fare quella che è la mia professione, il mio lavoro, con la responsabilità di avere tanti giovani a disposizione e dare una mano aiutandosi vicendevolmente. Cercheremo di fare questo fino in fondo e poi vedremo il futuro che cosa ci riservaâ€.
Invece il giovane romanista Daniele Verde ha sottolineato: “Sicuramente l’avvocato Prisco è stato un personaggio molto importante per la sua simpatia e sono molto onorato per questo Premio. Il campionato? La Juve è stata brava a conquistare il titolo italiano e in Italia purtroppo risentiamo di questa supremazia. Noi abbiamo avuto un periodo di calo ma ci siamo rialzato e lottiamo per la Champions. Per quanto mi riguarda penso a fare queste ultima cinque partite, ho avuto la fortuna di giocare più partite un questo campionato molto importante e di quello che verrà poi ne riparleremoâ€.
Poi Ivan Zazzaroni ha ritirato il Premio Speciale di Giornalismo “Nando Martellini†affermando: “Peppino Prisco lo ricordo bene, lo conoscevo benissimo, ricordo un anno in cui facevamo tutte le trasferte insieme, una fonte inesauribile non solo di battute ma anche di avventure, di esperienze e di storie da raccontare. Per gli interisti è ancora un’icona, quello che ha attraversato tutto il percorso della storia dell’Inter, quindi è un piacere immenso. Di solito non vado a ritirare premi, però per lui ci tenevo tantissimo, poi ci tenevo a venire qui, Chieti non l’avevo mai vista, quindi è stata una cosa piacevole ma molto importanteâ€.
Infine è salito sul palco del Teatri Marrucino Massimo Profeta, che ha descritto così il senso della manifestazione: “Quello di Peppino Prisco è un calcio che non c’è più, anche noi giornalisti non ci divertiamo più come prima, abbiamo tanti vincoli, tante limitazioni nell’avvicinarci ai protagonisti, penso che sia normale come si operava prima. Ma non parlo di 50 anni fa, ho cominciato a seguire il calcio seriamente quando l’ho dovuto fare per professione, quella del giornalista, avevamo la possibilità di avvicinare chiunque e stiamo parlando di 20 anni fa. Quindi credo che si dovrebbe tornare al calcio di un tempo anche sul piano del rapporto, della comunicazione tra protagonisti ed i giornalisti che poi fanno solo da tramite tra i protagonisti e la massa. In realtà siamo solo delle persone che portano a conoscenza fatti, ciò che dicono i protagonisti, ciò che dice il beniamino di turno, siamo solamente degli amplificatori, soprattutto cerchiamo di soddisfare le esigenze della gente e degli spettatori. Io penso che si dovrebbe tornare soprattutto a sorridere di più, proprio come insegnava Peppino Prisco. Nel mio piccolo, non voglio insegnare nulla a nessuno, cerco sempre di sdrammatizzare, lo faccio sempre nelle mie trasmissioni, e questa penso che sia una cosa molto importante. Io credo che il calcio sia un divertimento, le polemiche credo che debbano essere circoscritte ad un paio d’ore dal termine della partita, tutto quello che viene oltre è esasperazione ed esagerazione. No ci si dovrebbe prendere troppo sul serio, come insegnava Priscoâ€.