La disinvoltura con cui in alcuni articoli giornalistici si cerca di sottolineare supposti privilegi di migranti non aiuta affatto a comprendere la portata del problema migratorio, mentre contribuisce a far crescere un rigurgito xenofobo, di odio nei confronti dei migranti, additati sciaguratamente da alcuni come un nemico da respingere, come coloro che rappresenterebbero una minaccia agli italiani a cui “ruberebbero†soldi, lavoro e diritti. Non è così!
Sottolineare, come recentemente è stato fatto, l’accoglienza in un albergo senza tenere conto che accanto a questa condizione esistono normalmente casi di detenzione in CIE, di luoghi angusti, insalubri, pessimi, di condizioni disumane, di schiavismo, di violenze e botte, va esattamente in quella sciagurata direzione. È lunghissima la lista di violazioni, abusi, soprusi, violenze denunciate e documentate. Film come “Mare Nostrum†e “Schiavi†del regista RAI Stefano Mencherini o “Come un uomo sulla terra†descrivono situazioni disumane, cruente, terribili. Anche nel nostro Abruzzo, anche nella nostra Provincia (è cronaca di queste ultime settimane e giorni) esiste ancora il caporalato, lo sfruttamento del lavoro nero, lo schiavismo in fabbriche-lager. Una inchiesta giornalistica di qualche mese fa denunciò veri e propri capannoni vicino Ragusa dove sono quotidianità persino le violenze sessuali, anche durante festini per parenti e amici dello sfruttatore, mentre la video inchiesta di Alessio Viscardi di Fanpage.it http://youmedia.fanpage.it/video/aa/VSRSauSweK60HVE3 dimostra la realtà nel quale sono “accolti†tantissimi migranti. Altro che hotel di lusso!
Compito di chi fa informazione è quello di non fornire notizie parziali e tendenziose. Compito della politica è non utilizzare quelle stesse informazioni in maniera strumentale alimentando odio e xenofobia. Perché i diritti violati dei migranti e le condizioni cui sono spesso costretti, non sono opponibili e contrari a quelli degli italiani. Non è l’immigrato che sceglie il lavoro a nero e sottopagato o di mantenere uno status non regolare: è spesso la sua condizione irregolare, a cui è costretto anche per la lentezza burocratica italiana (con attese anche oltre i 18 mesi per sbrigare pratiche che per le legge devono essere svolte in 45 giorni), a costringerlo ad accettare un lavoro da fame, per provare a campare.
Questa situazione di indigenza e irregolarità di molti migranti è conveniente solo ad un padronato che lucra sulla corsa al ribasso di salari e diritti, che può così tenere i lavoratori sotto un ricatto permanente, in quanto si afferma che ci sarà sempre chi sarà disposto a farsi sfruttare per ancor meno diritti, ancor più sfruttamento e salari sempre più bassi. Italiani e migranti dovrebbero quindi considerarsi parte dello stesso fronte sociale per l’affermazione di diritti che se fossero estesi senza distinzione di nazionalità, sarebbero un vantaggio per tutti, italiani e migranti.
I migranti in Italia, quindi, non trovano affatto trattamenti di favore o tappeti rossi. Chi lo sostiene descrive qualcosa di ben diverso dalla realtà! Lo status di rifugiato politico non è un lusso o un privilegio, ma un diritto internazionale per chi fugge da condizioni disumane (di cui gli Stati occidentali hanno immense responsabilità!). Chi accetterebbe di rischiare o subire fame, guerre, torture, povertà, per avere il “lusso†o il “privilegio†di essere un rifugiato politico? Nessuno! Nemmeno Salvini o i suoi epigoni locali, nonostante la loro becera ed infame propaganda.
Pertanto, davanti al dramma di chi cerca di giungere sull’Europa per fuggire da guerre, miseria, persecuzioni politiche e al fallimento delle attuali politiche sulle migrazioni, l’azione comune deve essere quella per costruire Comunità civili, solidali e accoglienti in Italia e in tutta Europa. Comunità dove non si spendano immensi patrimoni solo per salvare le banche e comprare armi ma sia basata sull’equità economica e sul riconoscimento dei diritti di tutti, come richiesto anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e da altre convenzioni internazionali.
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