«Ormai da troppo tempo la frattura consumatasi all’interno del gruppo FI e il Sindaco Maragno continua ad agitare le acque della modesta politica montesilvanese ed i sonni dei “capi” pescaresi che temono di non poter i più starnazzare come un tempo. Anthony Aliano e Manola Musa, che hanno ricevuto ampi consensi ad ogni appuntamento elettorale,fondano come sempre sulla tutela dell’interesse pubblico e sulla loro completa autonomia, la forza e la validità della propria iniziativa politica.
Nè le intrusioni interessate della politica pescarese, che tanti danni hanno già fatto in tempi non lontani alla città, nè le deliranti esternazioni del Sindaco Maragno relative a pressioni e ricatti, hanno potuto fare leva, o additare, debolezze o scheletri nell’armadio di Aliano o di Musa.
Ciononostante crediamo siano maturi i tempi per togliere imbarazzi e lasciare libere le coscienze di quanti potrebbero subire ripercussioni da questo stato di cose.
Vogliamo così togliere ogni alibi a chi ritenesse di poter addurre il mediocre stato del governo cittadino alla situazione creatasi. Siamo giunti a questa conclusione dopo aver assistito ad una lotta di poteri che ha messo all’angolo la dignità di molti, ma non la nostra.
Abbiamo difeso con determinazione la nostra onorabilità mentre altri stranamente tacevano e negli ultimi giorni io ,Manola Musa, ho avuto modo di ascoltare una conversazione telefonica e mi sono dovuta render conto che c’è ancora gente che vende il proprio silenzio.
Ho ascoltato strategie volte ad isolare chi da fastidio come noi…in cambio di un posto di lavoro presso una clinica privata, di un cda in un ente strumentale regionale, di un probabile futuro assessorato o una carica da revisore dei conti presso un’ente pubblico.
Ho ascoltato con le mie orecchie quanto valga poco la dignità.
Per le ragioni evidenziate abbandoniamo il gruppo di FI per dare vita ad un gruppo autonomo dal nome “ri(e)voluzione” con cui continueremo il nostro mandato nel ruolo di consiglieri comunali di garanzia, consapevoli che le nette differenze di modi e l’esigenza di avere quale unico “datore” l’interesse del cittadino non potevano che portare a questo scontato epilogo».
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