Parteciperà il
Professor Marco Patricelli, insegnante di Storia dell’Europa contemporanea
all’Università G. d’Annunzio di Chieti e consulente del TG1 Storia, che
terrà una conferenza dal titolo “Witold Pilecki – Il volontario che rivelò al
mondo l’orrore di Auschwitzâ€.
Saranno presenti anche il prefetto Vincenzo
D’Antuono e sindaco di Pescara Marco Alessandrini e il governatore
Luciano D’Alfonso.
La conferenza verterà sui contenuti dell’ultima pubblicazione di Patricelli, “Il
volontarioâ€, che racconta la storia dell’eroe Witold Pilecki, che nel ’40, a solo
38 anni, entrò volontario nel campo di Auschwitz per rivelare al mondo l’orrore
dei lager.
“Il tenente di cavalleria Witold Pilecki nel 1940 ha 38 anni. Sotto falso nome
si lascia arrestare, come fosse per caso, nel corso di una retata della
Gestapo. Il suo piano, proposto e accettato dai vertici dell’Esercito
clandestino polacco che ha contribuito a fondare, è di essere rinchiuso ad
Auschwitz per poter informare il mondo su cosa accade davvero dentro a
quel lager di cui si raccontano a mezza voce cose orribili, e costruire una rete
di resistenza.
E’ lui, prigioniero sotto falso nome, a far filtrare il primo rapporto
sugli orrori di Auschwitz, il primo documento in possesso degli Alleati già a
marzo 1941.
Pilecki è abile, astuto e fortunato. Dopo quasi mille giorni di
prigionia, durante i quali rischia più volte la morte per malattia e per
eliminazione, e dopo aver inoltrato all’esterno racconti dettagliati sulla
“fabbrica dello sterminioâ€, evade rocambolescamente nel 1943. Gli Alleati
hanno ritenuto i suoi rapporti “esageratiâ€: non sono riusciti a credere a quello
che ha scritto e narrato nei minimi dettagli, eppure è tutto vero.
1945 – 2015â€
Successivamente si batte nell’insurrezione eroica e disperata di Varsavia del
1944, e finisce nuovamente prigioniero dei tedeschi fino alla fine della guerra.
Liberato, senza che nel frattempo i tedeschi lo abbiano mai collegato
all’ufficiale già arrestato nel settembre del 1940. Nel 1945, sconfitto il nazismo
contro cui si era battuto sacrificando la famiglia e gli affetti, lo ritroviamo in
Italia dove si offre nuovamente volontario per tornare in Polonia e cercare di
strapparla da un’altra dittatura e da un altro sistema di terrore: lo stalinismo.
Sa già che gli ideali di libertà per i quali ha speso i suoi anni e ha patito
l’indicibile non sono riusciti a strappare la Polonia, tradita dagli alleati
occidentali, al suo destino. È il tempo dell’Armata Rossa e
dell’indottrinamento sovietico: tutto quello che Pilecki ha fatto non conta nulla
per le autorità comuniste, che gli danno la caccia come a un nemico
pericolosissimo e lo arrestano: è un uomo scomodo, un ‘traditore’, un ‘agente
imperialista’, un ‘nemico del popolo’ da eliminare.
La sua sorte è segnata: è
condannato tre volte a morte in un processo farsa in cui il suo accusatore non
è neppure laureato in Legge, la difesa non ha poteri, i testimoni a favore non
sono ascoltati oppure sono minacciati e la giuria si limita a recitare un
copione già scritto.
Viene giustiziato il 25 maggio 1948 con un colpo alla nuca
e il suo corpo viene interrato di notte in un luogo segreto.
Su di lui e su quello
che ha fatto cala il silenzio. La damnatio memoriae è assoluta, vietato persino
pronunciare il suo nome, la famiglia viene osteggiata. La riabilitazione
avviene solo col crollo del muro di Berlino, ma ancora oggi, nonostante tutte
le ricerche, i due figli ignorano dove sia sepolto.
In Occidente questo eroe dell’umanità è pressoché sconosciutoâ€.
dell’umanità è pressoché sconosciutoâ€.