L’attività posta in essere dalle Fiamme Gialle teatine si incardina in quella
espletata su tutto il territorio nazionale e che prende spunto da una
prodromica analisi espletata dal Nucleo Speciale della Spesa Pubblica e
Repressione Frodi Comunitarie di Roma e poi sviluppata sul territorio dai
Reparti operativi.
L’obiettivo è stato quello di individuare ed accertare le persone che
indebitamente riscuotessero assegni sociali, di interrompere l’illegittima
erogazione ed attivare le misure cautelari per recuperare le somme
riscosse senza titolo.
I requisiti previsti dalla Legge 335/95 (Riforma “Dini”), per la erogazione
di denaro pubblico, sotto forma di assegni sociali, sono quelli della età (65
anni) della effettiva residenza (almeno 183 giorni) e/o della dimora stabile
ed abituale in territorio nazionale, nonchè della redditività.
Mancandone anche uno solo l’assegno sociale potrà essere ridotto,
sospeso e/o revocato.
Al meccanismo truffaldino si è giunti attraverso l’analisi prodromica
degli elementi desunti dapprima dall’incrocio dei dati Inps con quelli del
registro dell’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero (Aire), e poi dai dati
acquisiti dalle banche dati “Tessera Sanitaria†ed Anagrafe Tributariaâ€,
che hanno permesso di acclarare che la tessera sanitaria non aveva
un costante utilizzo e che ciò mal si conciliava con l’età avanzata del
titolare, nonché il rilascio del codice fiscale poco prima della richiesta
del beneficio.
In ultima analisi i militari operanti hanno proceduto alla
verifica,acquisendo ogni utile informazione da persone informate sui fatti.
Nel periodo di permanenza nello Stato italiano i soggetti indagati
richiedevano all’Inps competente per territorio la prevista pensione
minima, aprendo contemporaneamente un conto corrente o libretto
bancario/postale ove far confluire le somme indebitamente spettanti.
I controlli effettuati hanno permesso di appurare che
solo “cartolarmente” i 4 beneficiari denunciati erano in possesso dei
requisiti previsti dalla legge 8 agosto 1995, nr 335, per ottenere l’assegno
sociale.
Tutto sembrava in regola, con un piccolo particolare, la residenza
dei soggetti in Italia non aveva il carattere della fissa dimora. Infatti,
raggiunto lo scopo ed ottenuto quindi il riconoscimento dell’assegno
sociale, i beneficiari rientravano nel loro paese di provenienza.
Complessivamente, ammontano ad 71.444,81 euro le prestazioni sociali
indebitamente percepite.
Le 4 persone sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per la
violazione prevista dall’art. 640, co. 2, n) 1 c.p. (Truffa ai danni dello
Stato) per aver indebitamento percepito provvidenze pubbliche,
contestualmente è stata richiesta l’applicazione delle misure cautelari
previste ai sensi dell’art. 640-quater, in relazione alle possidenze mobiliari
ed immobiliari risultanti nella disponibilità degli stessi, per pervenire
più efficacemente al recupero delle somme indebitamente percepite, a
garanzia del credito erariale.
È stato, infine, interessato l’Inps, organo competente per la gestione della
pensione sociale, per la conseguente procedura di sospensione e revoca
del beneficio e recupero dell’indebito.
L’azione di servizio eseguita dal Corpo rientra nell’alveo delle attività di
Tutela della Spesa Pubblica, ove si persegue l’obiettivo di salvaguardare
il corretto impiego di fondi pubblici e l’efficacia delle politiche di sviluppo
sociale e di sostegno in una ottica di equità sociale.