«Non sono un voltagabbana e un transfugo ma faccio solo gli interessi della città. Il fatto che io non abbia mai venduto la mia dignità politica o peggio svenduto le mie decisioni al primo sindaco di turno, lo dimostrano anni ed anni di campagne elettorali vinte e lotte amministrative portate innanzi senza l’ausilio del partito e dei vertici della politica.
A differenza di chi oggi pensa di potermi affibbiare una definizione, io, ed è il mio curriculum politico a parlare, non ho mai desiderato, richiesto ed avuto poltrone o incarichi di qualsiasi tipo».
Così il consigliere Di Stefano commenta ribadendo il suo ruolo di outsider nelle fila del PD cittadino per poi continuare:
«Le poltrone, ormai diventate motivo d’essere di ogni amministrazione, rimangono una priorità per molti ma di sicuro non è il mio caso. In politica infatti le poltrone non dovrebbero essere una priorità ma dovrebbe essere prioritario solo l’impegno a migliorare le cose per il bene di tutti. Sostengo spesso campagne elettorali con i miei pochi risparmi e con la sola forza della parola e le vinco grazie a queste, null’altro.
Il mio voto per il bilancio, se è questo il motivo per cui vengo tacciato d’essere voltagabbana o transfugo, è dettato dal solo fatto che è un bilancio quasi copia conforme di quello dell’ex sindaco Di Mattia ed in ogni caso il mio voto negativo sarebbe stato ininfluente perché la maggioranza aveva già i numeri».
Di Stefano commentando di quando fu contrario alla sfiducia data a Di Mattia, conferma di essere convinto che oggi Maragno continui il mandato conferitogli dai cittadini sostenendo che questi ultimi non vengano coinvolti in quelle che definisce ‘becere lotte interne della politica’.
«A cosa potrebbe mai servire il tornare a votare? A spendere ulteriori fondi per delle elezioni? A dare spazio a chi è assetato di potere?
La città si fermerebbe. Avrebbe un terzo commissario in pochi anni.
Per chi? Per cosa? Per le lotte intestine della politica? Di certo non per favorire la buona amministrazione ed i servizi ai cittadini, di certo ai cittadini non importa affatto di essere immischiati nei giochi di potere e nelle guerre di poltrone.
Il partito ha chiesto forse al popolo se vuole tornare a votare? Ha sentito gli umori dei cittadini? -rilancia Di Stefano per poi concludere-
Spero che questa critica costruttiva serva ad aprire occhi, orecchi e menti dei vertici del partito.»