La Guardia Costiera ha attivato la logistica dei soccorsi, molto delicati vista la mole e la natura dei cetacei che soffrono i rumori esterni. “Abbiamo allertato il Centro Emergenza Cetacei di Padova, stanno arrivando i nostri sommozzatori di San Benedetto del Tronto e sul posto abbiamo gia’ creato un cordone di sicurezza per tenere al sicuro da rumori e agenti esterni i capodogli”, spiega all’Agi il comandante della Guardia Costiera di Vasto.
Giuliano D’Urso. “In questo momento – aggiunge – stiamo provando con delle manovre specifiche e riportare a largo i 5 superstiti.
E’ un operazione delicatissima, ma faremo tutto il possibile per salvarli”. Sul posto i veterinari della Asl e il sindaco di Vasto Luciano Lapenna.
Galletti segue salvataggio capodogli spiaggiati
Il Ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti, e’ stato informato questa mattina dello spiaggiamento dei sette capodogli a Punta Penna, presso Vasto, ed e’ in costante contatto con il reparto marino ambientale della Guardia Costiera che sta coordinando le operazioni per cercare di salvare i cetacei.
E’ quanto rende noto il dicastero, comunicando che sul posto sono operative le unita’ della guardia costiera di Pescara e Ortona, il nucleo subacqueo della guardia costiera di San Benedetto del Tronto e i volontari protezione civile. Si sta recando sul posto anche l’unita’ speciale dell’Universita’ di Padova diretta dal professor Mazzariol, che opera in convenzione con il Ministero dell’Ambiente proprio per i casi di spiaggiamento dei cetacei.
Sono state inoltre allertate la “Banca tessuti per mammiferi”, diretta dal professor Cozzi dell’Universita’ di Padova, la direzione generale per la sanita’ animale del Ministero della Salute e gli “Istituti zooprofilattici sperimentali” coordinati dalla dottoressa Casalone.
Al momento attuale quattro animali hanno ancora parametri buoni vitali e mobilita’ mentre per gli altri tre si stanno accertando le condizioni.
Liberato al largo uno dei capodogli
Dei sette spiaggiati, uno e’ stato riportato al largo grazie all’intervento di numerosi volontari e della Guardia Costiera: le operazioni di soccorso, anche con l’ausilio di una gru, procedono per un altro cetaceo, ma le dimensioni e l’insabbiamento del capodoglio rendono difficile il salvataggio.
Altri due capodogli ora giacciono nei pressi del piu’ grande quasi esanimi.
Sono arrivati sul posto i sommozzatori della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto .
LIBERATO UN ALTRO CETACEO, TRE I CAPODOGLI MORTI
Un secondo capodoglio nel primo pomeriggio e’ stato liberato dalla sabbia e trascinato a largo dai soccorritori. Le operazioni di soccorso procedono per un terzo capodoglio che un rimorchiatore sta cercando di riportare in acque piu’ profonde, mentre un quarto cetaceo, dato per morto un’ora fa, sarebbe ancora vivo.
Tre sono invece morti. Tra volontari e operatori della Guardia Costiera sono circa 50 le persone impegnate nel tirare le fasce con cui i cetacei sono stati cinti per tentare di liberarli dalle sabbie dove sono rimasti intrappolati.
QUATTRO I CAPODOGLI SALVATI
Quattro i capodogli sono liberati e trascinati in acque piu’ profonde dai soccorsi, mentre tre giacciono morti ora a riva davanti la spiaggia di Punta Penna a Vasto.
Le operazioni di soccorso, condotte dalla Guardia Costiera con la decisiva e gratuita collaborazione di pescatori e volontari, almeno 50, hanno consentito di riportare quattro cetacei in acque piu’ profonde davanti il porto di Vasto.
I capodogli a fatica stanno cercando di riprendere il largo, con l’aiuto delle vedette della Guardia Costiera che si frappongono tra loro e la riva per provare a spingerli in alto mare.
“E’ un risultato straordinario, nel 2009 dei sette capodogli spiaggiati erano morti tutti – dice all’Agi Sandro Mazzariol, coordinatore della task force del ministero dell’Ambiente che si attiva in questi casi, il Cert (Cetaceans Emergency Response Team) – il fatto che questa volta si sia riuscito a riportarne quattro in mare e’ gia’ un grande risultato che aiutera’ a lavorare meglio nelle prossime ore”.
I cetacei ora dovranno riprendere il largo e navigare verso sud per poter uscire dal mare Adriatico e tornare nello Ionio, dove si trova il loro habitat naturale, salvandosi cosi’ definitivamente.
“Il pericolo e’ rappresentato dal mare davanti il Gargano, molto basso – spiega Mazzariol – dovranno essere aiutati per quanto possibile nella navigazione, sperando che si allontanino dalla costa”.