Ad interloquire con l’autrice in un ricco dibattito che si è protratto sino a tardi, la presidente de La città delle Donne, Iolanda D’Incecco, Edvige Ricci, presidente di Miladonnambiente e Romina Di Costanzo, segretaria del Partito Democratico di Montesilvano. Presenti in sala anche Francesca Magliulo, dell’UDI di Pescara, la scrittrice Luciana Percovich e rappresentanti di diverse associazioni locali.
Diversi gli spunti di approfondimento scaturiti da un libro denso che tratta storia, mito e biografia in maniera fluida e dettagliata di una protagonista attiva sia nei movimenti femministi, ambientalisti, sia nelle istituzioni parlamentari, che ricostruisce luci e ombre della presenza femminile nelle istituzioni. Dall’impegno e il limite delle madri costituenti, al suffragismo, al femminismo, agli esempi delle grandi civiltà matriarcali e madrifocali, alla necessità di ripensare l’attuale modello di sviluppo in crisi ripartendo dalla natura, ai problemi legati all’inquinamento e alla tutela e salvaguardia ambientale.
Se le donne italiane oggi godono di diritti fondamentali come quello di divorziare e abortire, è grazie a donne come lei. Laura Cima, donna impegnata nei movimenti e nelle istituzioni, attivista di lotta continua, protagonista delle lotte femministe e dell’ambientalismo politico nel nostro Paese dagli anni Settanta ad oggi, deputata al Parlamento è stata presidente del gruppo parlamentare Verde, è stata consigliera di parità della provincia di Torino.
Il complesso di Penelope tratteggia percorsi utili a ragionare, oggi, sulle pratiche più adatte per far crescere la partecipazione femminile in politica e far emergere la differenza che i movimenti delle donne vogliono portare nei luoghi della rappresentanza.
“E’ tempo di bilanci – dichiara Laura Cima – le donne pretendono di capire se qualcosa è cambiato e, visto che coscienza comune dice che si è ottenuto ben poco, chiedono di utilizzare il resto del mandato per farlo. Non si arrendono. Tra assessore, elette e donne di associazioni e movimento che desideravano mantenere una relazione politica, le distanze sono rimaste, salvo rare eccezioni, considerevoli. La partecipazione si è al massimo risolta in un ascolto che non ha modificato l’agenda politica, non ha spostato risorse e non ha neppure mantenuto le promesse elettorali dando vita ai punti programmatici concordati.
Le elette in un consiglio sempre più svuotato di poteri e le cooptate in giunta lamentano a volte una solitudine determinata dall’agire secondo uno schema dato, con scarsissima possibilità di incidereâ€.
L’appello di Laura Cima alle donne è quello di mettersi in gioco e cercare di arrivare, sempre più numerose, alle “stanze dei bottoniâ€, di assumersi la responsabilità di uscire allo scoperto, per portare avanti le loro idee, i loro progetti e le loro priorità.